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Connessi all'Opera, 29 settembre 2018 |
Stefano Balbiani |
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Liederabend, Teatro alla Scala, Milano, 28. September 2018
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Milano, Teatro alla Scala – Recital di Jonas Kaufmann |
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Fascino magnetico da bel tenebroso, Jonas Kaufmann è, indubbiamente, uno
degli artisti più interessanti e richiesti dell’odierno panorama lirico,
conteso tra tutti i palcoscenici mondiali. Assente da tre anni da Milano,
dopo il trionfale concerto pucciniano del 2015, molta era l’attesa per il
suo ritorno al Teatro alla Scala; per l’occasione, il divo tedesco ha optato
per un repertorio a lui particolarmente congeniale, la liederistica,
accompagnando lo spettatore in un suggestivo viaggio dal Romanticismo a
Novecento inoltrato.
Seguendo gli spartiti su di un tablet, nel corso
della serata il tenore fa emergere tutte le sue qualità: la vocalità ampia,
dal suggestivo e atipico colore bronzeo, il registro acuto squillante e
luminoso, il registro medio-grave omogeneo e ben sostenuto; degne di nota
sono, poi, le suggestive mezzevoci e i pianissimi, controllati ad arte,
nonché la buona tenuta dei fiati e la pregnanza del fraseggio. Innegabili
sono, inoltre, il carisma scenico e l’appeal.
Il programma si apre
con sei Lieder di Franz Liszt: Vergiftet sind meine Lieder (Sono avvelenati
i miei canti), su versi di Heinrich Heine, affrontato con impeto e vigore;
Im Rhein, im schönen Strome (Nel Reno, nella bella corrente), reso con
maggiore morbidezza e fluidità; il movimentato Freudvoll und leidvoll (Di
gioia colmo e di duolo), rapinoso nell’agogica dei tempi, tratto dall’Egmont
di Goethe; la ballata goethiana Der König von Thule (Il re di Tule),
dall’andamento solenne, dove Kaufmann alterna note alte corpose e messe di
voce affievolite; Ihr Glocken von Marling (Campane di Marling), improntato a
ritmi piani e controllati; Die drei Zigeuner (I tre zingari), brano
umoristico e camaleontico, interpretato con brio dall’artista bavarese.
Segue il mini-ciclo dei Fünf Rückert-Lieder, cinque composizioni su
poesie di Friedrick Rückert, musicati in Istria da Gustav Mahler tra 1901 e
1902. Sognante e tenue la resa di Ich atmet’ einen linden Duft (Io respiravo
un dolce profumo), dove pare quasi di assaporare la delicata fragranza del
tiglio, nonostante l’intonazione non fosse impeccabile; Liebst du um
Schönheit (Ami una cosa perché è bella), semplice, diretta e solare nella
sua struttura; Blicke mir nicht in die Lieder (Allontana il tuo sguardo dai
miei canti), rapido e spedito nella ritmica; il suggestivo Ich bin der Welt
abhanden gekommen (Ormai non mi ha più il mondo), vera e propria gemma
crepuscolare, caratterizzato da tempi pausati e meditativi, cesellato da
Kaufmann con seducenti pianissimi e con una dizione densa; Um Mitternacht (A
mezzanotte), screziata da malinconiche tinte notturne.
Dopo
l’intervallo, il tenore propone Liederstrauss, un florilegio di sette Lieder
tratti da Heinrich Heine, musicati da Hugo Wolf dopo il 1878. Tra questi, si
segnalano almeno Sie haben heut’ Abend Gesellschaft (Questa sera hanno
ospiti a casa), simile a un valzer rustico e casereccio; l’impetuoso Das ist
ein Brausen und Heulen (Fuori tutto ulula e mugghia), a tratti violento e
corrusco nelle cromie; Aus meinen großen Schmerzen (Dei miei grandi dolori),
venato di dolente disperazione per l’amore perduto; il disinvolto Mein
Liebchen, wir saßen beisammen (Mio tesoro, seduti vicini) e Es blasen die
blauen Husaren (Gli ussari azzurri suonan le loro trombe), dall’andamento
marziale ed energico.
Concludono il programma i celeberrimi Vier
letzte Lieder di Richard Strauss, capolavoro musicale per raffinatezza e
intensità, su testi (invero assai profondi) di Herman Hesse e Joseph von
Eichendorff. Se Frühling (Primavera) non convince appieno, risultando gli
arabeschi che punteggiano la partitura a tratti oscillanti, Kaufmann si
riscatta con le altre tre composizioni: in particolare, affronta September
con notevole musicalità; Beim Schlafengehen (Andando a dormire) e Im
Abendrot (Al tramonto) sono impreziositi da serici filati, melodiosi melismi
vocali e opalescenti mezzevoci, di rara bellezza e struggente malinconia.
Al pianoforte spiccano la bravura e il talento di Helmut Deutsch, tra i
più apprezzati pianisti accompagnatori, sempre preciso ed elegante.
Al termine, festante e prolungato successo di pubblico, con ripetute
ovazioni e ben sette bis, quattro liederistici – Heimliche Aufforderung
(Esortazione segreta), Freundliche Vision (Visione amica) e Cäcilie di
Strauss, Es muss ein Wunderbares sein di Liszt, molto delicato, quasi in
punta di pennello – e tre operistici: “Se quel guerrier io fossi! […]
Celeste Aida”, cantato con piglio virile ma con dizione perfettibile,
sapientemente smorzato in pianissimo nel finale; l’aria del fiore da Carmen,
resa in un francese ineccepibile; “E lucevan le stelle”, interpretata con
appassionata sofferenza.
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