|
|
|
|
|
Giornale dei lavoratori, 17/06/2015 |
di Alessandro Mormile |
|
Konzert, Puccini, Teatro alla Scala, Milano, 14. Juni 2015
|
Jonas Kaufmann infiamma la Scala |
|
Il tenore tedesco in un concerto straordinario interamente dedicato
a Puccini |
|
Per la musica definita con larga approssimazione “classica” o “colta”,
alcuni grandi eventi sono pressoché ignorati dalla critica musicale dei più
importanti quotidiani. Pochissimi infatti riferiscono, in sede di
recensione, di avvenimenti che invece gli appassionati del settore seguono
con passione, esprimendo la loro opinione sui blog o sugli stessi social
network. Esistono invece le riviste di settore, o alcuni quotidiani online
specializzati in musica classica e lirica, sui quali ci si può tenere
aggiornati, in alcuni casi prendendo parte attiva nel valutare questa o
quest'altra interpretazione attraverso i forum. Così può capitare che
concerti di levatura straordinaria come quello proposto al Teatro alla
Scala, e del quale stiamo per riferire, scatenino le opinioni più diverse,
spesso anche contrastanti, ma non trovino l'eco che meritano in sede di
attenta valutazione critica. La pluralità dell'informazione, anche quella
immediata dei social (sui quali si è recentemente scagliato lo stesso
Umberto Eco), consente per altro a ciascuno di sentirsi autorizzato ad
esprimere il proprio pensiero anche in ambito musicale, con giudizi spesso
infondati e contraddittori, dettati esclusivamente dal gusto personale, che
non sempre aiutano a comprendere la reale grandezza dell'interprete
ascoltato. È così è capitato di leggere opinioni avventate dopo aver
assistito al trionfale recital del tedesco Jonas Kaufmann, certamente il
miglior tenore dei nostri giorni, colui che, con stile e gusto moderni,
raccoglie e incarna al meglio l'eredità del mito del tenore.
Kaufmann
è oggi idolatrato dai pubblici dei più grandi teatri, come il Metropolitan
di New York, il Covent Garden di Londra, l'Opéra di Parigi, la Staatsoper di
Vienna e, naturalmente, anche la Scala di Milano, dove era già ben noto per
passate prestazioni, ma anche per i suoi repentini forfait, come quello che
ha lasciato l'amaro in bocca ai molti fan che lo attendevano in questi
giorni in Cavalleria rusticana di Mascagni. Per non deludere il pubblico,
il sovrintendente Alexander Pereira ha organizzato questo concerto
straordinario, gremitissimo di pubblico, conclusosi con cinque bis e
salutato da oltre quaranta minuti di applausi. Una serata interamente
dedicata a Giacomo Puccini, nell'anno in cui Riccardo Chailly, nuovo
direttore musicale della Scala, ha iniziato un percorso che porterà ogni
stagione sulle scene scaligere un capolavoro del compositore toscano. A
giudicare dall'entusiasmo con cui Jonas Kaufmann è stato accolto,
accompagnato dalla Filarmonica della Scala diretta da Jochen Rieder, non si
può che confermare di trovarsi dinanzi ad un grande tenore, ma anche ad un
artista a tutto tondo, capace di cogliere lo spirito intimo della melodia
pucciniana da interprete “rivoluzionario”. Lo fa trasmettendo un fascino
tutto singolare all'interno delle “voci d'amore” (rubiamo il titolo delle
note stese, per il programma di sala, da Giovanni Gavazzeni) delle arie
eseguite, cogliendo la bellezza del flusso melodico sentimentale attraverso
la comunicazione teatrale della parola cantata, emessa con una dizione
perfetta, con una gamma di colori e sfumature che solo i grandi interpreti
possiedono. Kaufmann, che è anche un liederista di riferimento, canta il
repertorio operistico sia wagneriano che francese, eccellendo in ruoli da
tenore drammatico o lirico. Un tenore che arriva a trascendere il semplice
dettato vocale (alcuni gli rimproverano una mezza voce non del tutto
ortodossa per emissione e qualche suono, come si dice in gergo tecnico,
“indietro”) per divenire un comunicatore di emozioni davvero unico. La sua
voce dona anima ad ogni pagina pucciniana che interpreta; il suo Cavaradossi
in Tosca, il suo Dick Johnson da La fanciulla del West e, soprattutto, il
suo Des Grieux in Manon Lescaut hanno una tinta umana e commossa che
scaturisce da un timbro scuro e brunito che nel canto sfumato assume
screziature estatiche di fascino irresistibile. In questa occasione ha
eseguito anche pagine del giovane Puccini, da Le Villi ed Edgar,
intervallando ogni aria con preludi o intermezzi sinfonici, non facendo
mancare a chiusura di serata l'irrinunciabile “Nessun dorma” da Turandot,
giocato non tanto sulla bellezza inarrivabile del timbro, come faceva
Luciano Pavarotti, ma intonato con una magia espressiva non meno toccante. E
poco importa se alla fine del lungo concerto la voce appaia un poco provata
da tanta generosità, sia per l'ampiezza del programma che per l'impegno
espressivo profuso. Come fuori programma Kaufmann regala fra i bis anche
una pagina non pucciniana: “Ombra di nube”, del compositore e sacerdote
Licinio Refice, dove la dolcezza del canto sfumato, velato di tenera
tristezza ed insieme grondante di passione, ammalia e commuove, quasi
ipnotizza con toccante sospensione emotiva. Non solo una grande voce,
dunque, ma un artista immenso, che è facile comprendere perché appartenga a
pieno diritto all'Olimpo delle star del belcanto. Il resto non conta:
difetti o valutazioni svianti di fastidiosi detrattori lasciano il tempo che
trovano. Vince la capacità di trasformare il canto in arte con la a
maiuscola.
Del successo trionfale si è già detto, fra i più
folgoranti che si siano sentiti alla Scala nel recente passato di un anno di
incessante e intensissima attività per Expo Milano. Il giorno successivo al
concerto, la Scala ha annunciato con un comunicato che nel prossimo ottobre
questa serata straordinaria sarà vista in più di 1.000 cinema di 40 Paesi.
Le riprese delle prove e del concerto saranno infatti al centro di un film
sul tenore tedesco diretto da Brian Large, probabilmente il più grande
regista della storia della musica classica in video. Un modo fissare nel
tempo il ricordo di questa serata memorabile.
|
|
|
|
|
|
|