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Gazzetta di Parma, 24.10.2013
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P. Z. |
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Liederabend, Teatro alla Scala, Milano, 21. Oktober 2013
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Kaufmann, come un cigno nel lago |
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Come un cigno in un lago. L’analogia con Jonas Kaufmann non è solamente
riferita alla splendida interpretazione con cui il tenore tedesco aveva
interpretato la mitica figura del cavaliere custode del Santo Graal,
Lohengrin, nell’opera inaugurale della stagione scaligera 2012/13, ma
proprio come similitudine della perfetta simbiosi del bianco ed elegante
palmipede col suo elemento naturale, l’acqua.
Così, come un cigno
nell’acqua lacustre è apparso Kaufmann, nel concerto tenuto l'altra sera
alla Scala, sguazzante nei 31 lieder del programma, dove più che
perfettamente a suo agio, ha suscitato l’entusiasmo anche del pubblico più
aduso a cantate «nostrane».
Il timbro notoriamente brunito e pungente
sembrava svanito a favore di un'emissione più vellutata e disinvolta.
Kaufmann è un cantante per il quale «tertium non datur», o piace o non
piace, ma tutto si può dire meno che il repertorio tedesco non gli calzi
alla perfezione. Il programma prevedeva, dopo i quattro lieder di Liszt che
hanno aperto il concerto, il ciclo di Schumann Dichterliebe, op. 48. Questa
quarta raccolta di 16 liriche su testo di Heine, narra di una delusione
amorosa, spesso pervasa da un’ironia amara e sconsolata. Le figure,
essenziali, fuse tra il canto declamato e l’insostituibile lamento del
pianoforte, sono state rese in modo esemplare da Kaufmann sia con infinita
tristezza nel «Hör' ich das Liedchen klingen» (Odo echeggiare il canto), sia
con la vivacità del «Ich grolle nicht» (Non serbo rancore), ma su tutti è
emerso il canto straziato di «Ich hab' im Traum geweinet» (Io ho pianto in
sogno).
Nella seconda parte non poteva mancare l’omaggio a Wagner nel
bicentenario della nascita, realizzato con una coinvolgente esecuzione dei
Wesendonk Lieder, dedicati dal genio di Lipsia alla sua musa ispiratrice
Mathilde Wesendonk nel 1858, a tutt'oggi unico lavoro non operistico,
insieme all’«Idillio di Sigfrido» ad essere regolarmente eseguito in
pubblico. Lo struggimento romantico dell’«Im Treibahus» (Nella serra),
studio per il Tristano, si equilibrava con «Schmerzen» (Dolori), in cui il
tenore bavarese ben si è calato nelle lacerazioni del compositore.
Hanno chiuso il programma ufficiale sei brani di Richard Strauss che
alternavano la sottile ironia di «Schlechtes Wetter» (Brutto tempo) alla
esplosiva vitalità di «Schön sind, doch kalt die Himmelssterne» (Son belli
ma freddi gli astri del cielo).
Applausometro in crescendo rossiniano
con l’aumentare dei bis, dapprima sulla falsariga del programma con altri
due lieder e poi l’abbandono all’«Ingemisco» e all’aria di Don Alvaro «Oh tu
che in seno agli angeli». Oltre alla genuflessione verso un pubblico
osannante e in ringraziamento alla generale standing ovation, Kaufmann ha
salutato tutto il pubblico con «Dein ist mein ganzes Herz» una classica
evergreen di chiusura meglio conosciuta come «Tu che m'hai preso il cuor»
dal «Paese del sorriso» di Lehár che ha fatto ulteriormente protrarre gli
scroscianti applausi. Un plauso particolare a Helmut Deutsch, pianista che
da tempo collabora con Kaufmann, che ha accompagnato e interpretato in modo
esemplare il variegato programma.
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