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il Corriere Musicale, 22 ottobre 2013
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Scritto da Luca Chierici |
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Liederabend, Teatro alla Scala, Milano, 21. Oktober 2013
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Jonas Kaufmann a Milano |
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Il tenore, consacrato in Italia dal Lohengrin con Barenboim, torna
alla Scala con un programma di Lieder, da Schumann a Wagner
ACCOLTO CON UN LUNGO AFFETTUOSO APPLAUSO da un pubblico che lo attendeva con
una certa impazienza, Jonas Kaufmann è apparso alla Scala nel ciclo dei
“concerti di canto” per recuperare un appuntamento mancato del primo giugno
scorso. A 44 anni Kaufmann è oggi uno dei tenori più acclamati al mondo
grazie anche a una carriera costruita con tenacia, senza poter contare su
una partenza di quelle che conquistano immediatamente il consenso più
spinto, ma con una saggia amministrazione delle proprie doti naturali,
assecondando le proprie inclinazioni musicali e la propria non comune
sensibilità. Molti milanesi se lo ricordano da giovane (non giovanissimo,
aveva già 28 anni) come Ferrando in un Così fan tutte che era rimasto famoso
soprattutto per la regia di Strehler, l’ultima delle sue produzioni. Ma
nessuno nel 1998 avrebbe scommesso allora sul tenore tedesco che pure si era
fatto notare grazie a un timbro delizioso e all’assenza di quelli che erano
i difetti tipici dei cantanti d’oltralpe alle prese con il repertorio in
lingua italiana. Il fiore è sbocciato nel decennio successivo anche se si
può dire che la vera popolarità di Kaufmann in Italia abbia raggiunto il
livello attuale solamente con il Lohengrin presentato da Barenboim lo scorso
anno in apertura di stagione.
Molti ingredienti possono concorrere al
successo di un artista, e nel caso di Kaufmann le doti musicali, la qualità
del timbro vocale, la presenza scenica, la simpatia sono tutti dettagli che
sembrano far convergere su di lui un consenso unanime. Vi sono stati alcuni
aspetti, nel recital di ieri sera, che analizzati al microscopio dai
vociologhi potrebbero portare a molte riserve sul piano puramente tecnico.
Allo stesso tempo i paragoni con i grandi cantanti di una volta, nello
stesso tipo di repertorio, risultano a volte impietosi anche dal punto di
vista espressivo. Ma nel panorama attuale, con il quale dobbiamo fare
necessariamente i conti, sarebbe sciocco negare a Kaufmann il merito di
essersi imposto con intelligenza in un contesto piuttosto desolante, tanto
più in un campo in cui la figura del tenore di estrazione non latina non
abbonda certo di esempi fulgidi. Artista davvero atipico, Kaufmann non è un
liederista nato, è più animale da palcoscenico e del resto affronta con
successo il grande repertorio teatrale con lo stile, l’impostazione di un
cantante “moderno” che evita di ricorrere ad artifizi espressivi pescati
dalla tradizione per imporre la propria personalità artistica, sia che si
parli di Wagner o di Verdi che di Puccini o Bizet. Nei suoi recital di canto
ha già presentato all’estero un programma simile a quello ascoltato ora alla
Scala (mancava qui solamente un bel saggio di vocalità francese centrato sul
nome di Duparc) sempre a fianco di un ottimo partner come Helmut Deutsch.
Tra il Liszt liederista, a dire il vero non certo popolare dalle nostre
parti, e il Wagner più noto dei Wesendonck-Lieder, la scelta che ha rivelato
in tutto e per tutto la personalità del tenore e un certo suo
anticonformismo è stata certamente quella dello schumanniano Dichterliebe,
narrato da Kaufmann con un tono confidenziale che evitava una certa patina
di accademismo presente in molte esecuzioni famosissime. Sarebbe piaciuto
sicuramente all’autore l’understatement con il quale l’artista si è trovato
a comunicare questo testo arcano e soave, un concentrato di affetti che si
potrebbe portare ad esempio di cosa sia il Romantico. Deutsch ha assecondato
ogni intenzione del tenore e lo ha a volte istradato verso una
interpretazione molto lontana da quella a volte suggerita da pianisti che,
anche a ragione, si immergono con voluttà nei flutti di una scrittura per la
tastiera che ha del miracoloso.
La seconda parte del recital, che
appunto con Wagner si è inaugurata, proseguiva con una mezza dozzina di
lieder straussiani tra i più famosi, cui si è aggiunto Zueignung come
secondo di una serie di cinque bis. Il momento più caldo dei recital di
canto non poteva non sconfinare nel repertorio italiano, e dopo l’Ingemisco
dal Requiem (ne abbiamo ascoltati di migliori), Kaufmann ha evocato il
trionfo e ottenuto una standing ovation con il grande recitativo e aria di
Alvaro dalla Forza del destino.
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