|
|
|
|
|
Grazia, 10 Dicembre 2012 |
Courtney Smith |
|
Wagner: Lohengrin, Teatro alla Scala, 7. Dezember 2012
|
LA PRIMA ALLA SCALA DI MILANO: ARRIVA «LOHENGRIN»
|
|
Nel giorno dedicato a Sant'Ambrogio, sotto la prima nevicata della stagione
e tra le proteste contro il governo davanti a Palazzo Marino, i VIP sono
accorsi in occasione dell’apertura della stagione 2012/2013 del Teatro alla
Scala, dedicata a Verdi e Wagner nel bicentenario della loro nascita.
La prima scaligera è sinonimo di opulenza e glamour, ma quest'anno è
stata una serata più sobria. Come sempre, la lista degli invitati
comprendeva Marta Marzotto, Carla Fracci (sempre in bianco), Roberto Bolle
(in Armani), Lapo Elkann (in smoking di velluto blu) con la fidanzata kazaka
Goga Ashkenazi (in bianco firmato Vionnet), e Valeria Marini (sempre in
pizzo trasparente). Il designer di accessori indonesiano Alston Stephanus sa
come fare colpo – è arrivato accompagnato dall’attrice Tea Falco che portava
un intricato copricapo d’oro creato da Stephanus in onore dell’uccello del
paradiso. Alla fine, c'erano più banchieri, manager, imprenditori e politici
che i soliti frequentatori di eventi mondani: a cominciare dal premier Mario
Monti e dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Per la prima volta in molti
anni, non c'era il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, rimasto a
Roma per occuparsi di questioni legate alle elezioni.
E le cinque ore
di opera – il «Lohengrin» di Richard Wagner? Sono volate, grazie alla
freschezza con cui il regista tedesco, Claus Guth, ha modernizzato il
tradizionale romanticismo della storia di Wagner. Il «Lohengrin» prende
ispirazione dal finale del poema epico medievale Parzival, di Wolfram von
Eschenbach; gli ultimi 100 versi del poema cavalleresco narrano la storia
del figlio di Parsifal, che difende l’onore di Elsa von Brabant da accuse
infondate di fratricidio e la sposa, a condizione che lei non gli chieda mai
il suo nome. Spostando l’opera dalla Brabante del X secolo all’era
vittoriana (scene e costumi di Christian Schmidt), Guth ha interpretato
liberamente il libretto; la narrazione ricca di simbolismo suggeriva il
celebre cigno solamente attraverso piume sparse sul palco e apparizioni di
forme simili al cigno.
Il “premio d’eccellenza” spetta alla soprano
tedesca Annette Dasch, nei panni di Elsa, giunta a Milano la sera precedente
della prima per sostituire la soprano titolare Anja Harteros, vittima
dell’influenza. Harteros aveva dato forfait anche per l’anteprima del 4
dicembre, sostituita in questa occasione da Ann Petersen, contagiata anche
lei dall’influenza la sera della prima. Nella versione di Guth, Elsa è
un’anima inquieta, malinconica, tormentata dalla morte del fratello. Anche
se con poca voce, Dasch ha cantato in un bel registro caldo e con una
meticolosa cura dei dettagli.
La sua controparte dark, Ortrud,
specializzata in complotti e manipolazioni (interpretata dalla soprano
tedesca Evelyn Herlitzius) ha dominato il palcoscenico con un’intensità
felina. Ortrud e il compagno Telramund (il baritono islandese Tómas
Tómasson) hanno cantato con una languida calma assassina.
Se
solitamente il protettore di Brabante si presenta rivestito di una lucente
armatura da cavaliere, il Lohengrin di Guth è fragile e asociale, scalzo e
scarmigliato. Nei panni del moderno antieroe caduto c’era il tenore tedesco
Jonas Kaufmann, che ha cantato passaggi affascinanti e superbamente formati
fino ai pianissimi di grande delicatezza di In fernem Land.
Il
direttore d’orchestra Daniel Barenboim ha dato forma a preludi scintillanti
e lucenti. I melodiosi archi, coloriti ma non eccessivamente saturi,
creavano un’atmosfera ultraterrena – una fiaba fatalista.
|
|
|
|
|
|
|