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La Provincia di Como, 8 dicembre 2012 |
Giancarlo Arnaboldi |
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Wagner: Lohengrin, Teatro alla Scala, 7. Dezember 2012
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Scala, promosso il Lohengrin - Fischiato solo il regista
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Umano (troppo umano?) e fragile: così è Lohengrin nella visone registica di
Claus Guth e nella vocalità estenuata fino al sussurro di Jonas Kaufmann.
Un cavaliere del Graal ben poco eroico, costretto quasi contro voglia ad
assumersi un ruolo che non ama, al quale tenta di sfuggire, e che lo strappa
da una dimensione "altra" dagli inquietanti risvolti psichiatrici. La sua
apparizione all'inizio dell'opera - che ieri, venerdì 7, pomeriggio, con le
sue cinque ore, ha inaugurato la stagione lirica del teatro alla Scala di
Milano - fra il coro attonito, ha tutte le caratteristiche di una crisi
epilettica, o di un parto faticoso e lacerante. Con la stessa modalità
Lohengrin ripiomberà nel suo mondo parallelo alla fine della vicenda, dopo
aver salutato un'affranta Elsa che annegherà (suicidandosi?) nel lago sulle
cui sponde si è svolta la loro infausta prima notte d'amore.
<+tondo>Ovvio che una regia di tal fatta, carica di simbolismi e di rimandi,
dalla psicanalisi alle fiabe dei Grimm (il ragazzino con un'ala di cigno al
posto del braccio), al Visconti del Gattopardo, non abbia convinto tutti fra
il pubblico, soprattutto chi non ama veder stravolta la tradizionale visione
dell'opera di Wagner con tanto di cavalieri rifulgenti, cigni gentili e
catarsi finale. Inevitabili, quindi, alla fine dello spettacolo alcuni
fischi all'indirizzo del regista.
Kaufmann è un Lohengrin
affascinante. Certo, la voce non possiede lo squillo richiesto nei passaggi
eroici, ma le mezze voci, seppur non sempre sostenute con la dovuta
scaltrezza tecnica, sono suadenti . L'esecuzione dello straziante addio
finale ("In fernem Land", "Da voi lontan", nella versione italiana), la
pagina più bella dell'opera, è davvero emozionante e commovente.
Splendida è anche la direzione di Daniel Barenboim, meno luminosa e argentea
di quanto voglia la tradizione, ma calata invece in un clima decadente e
dagli intriganti risvolti erotici riservati alla coppia "nera" del dramma:
Ortrud, una efficace Evelyn Herlitzius, e Terlamund, il mediocre e in
perenne difficoltà negli acuti Tòmas Tòmasson.
Il ruolo di Elsa,
ritiratesi per motivi di salute sia la prevista Anja Haerteros sia la
sostituta Ann Peters, è stato affidato alla sconosciuta (almeno in Italia)
Annette Dasch, giunta in volo giovedì notte per sostituire a piè levato le
due colleghe. La cantante è riuscita a inserirsi meravigliosamente nel gioco
scenico: la coppia formata da lei e da Kaufmann era splendida a vedersi. La
voce, di bel timbro e molto duttile, ha entusiasmato tutti.
Scene
efficaci, in particolare nel bellissimo ultimo atto dove Christian Schmidt
ha saputo ricreare in scena il magico lago (o fiume) incantato. Il pubblico
ha dedicato un trionfo generale, salvo poche contestazioni per la regia.
Alla fine, suonato e cantato l'Innno nazionale sotto gli occhi del
premier Mario Monti e signora. Il "Lohengrin" sarà in replica alla Scala
di Milano fino a giovedì 27 dicembre.
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