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Giornale della Musica, 1. April 2012 |
Stefano Jacini
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Bizét: Carmen, Salzburger Osterfestspiele, 31. März 2012
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Carmen senza strazio
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Ultimo Festival di Pasqua per i Berliner con Rattle, l’anno venturo arriverà
la Staatskappelle di Dresda con Thielemann direttore, spalleggiato da Wung
Chung. La "Carmen" scelta come opera di commiato è risultata con un’anima
trattenuta, senza strazio né passione. L’orchestra è meticolosissima
nell’analizzare ogni passaggio (indimenticabile l’attacco del terzo atto),
ma talmente trattenuta da Rattle che finisce per essere incapace di
abbandoni, solo di perfette esplosioni meccaniche o di magistrali
pianissimi. Magdalena Kozena, vocalmente sicura, dal principio alla fine
rimane una signora borghese che si veste da gipsy (Habanera parecchio
algida); crudele la costumista Gabrielle Dalton a farle indossare nel finale
un vestitino anni Cinquanta con tacchi a spillo che obbligano l’infelice a
falcate da giraffa. Come prevedibile, Jonas Kaufmann è un perfetto don José,
ormai la parte gli va a pennello ed è capace di sempre più studiate
sfumature. Una felice sorpresa è stata la Micaela-crocerossina di Genia
Kuhmeier, autorevole e dolcissima, misurata nei gesti. Al termine ha
ricevuto più applausi lei della protagonista. Scarso invece l’Escamillo di
Kostas Moriginas, con poco volume di voce e poca grinta.
La regista
Aletta Collins ha occupato ouverture e preludi con delle coreografie
d’intrattenimento, caratterizzate da battere di tacchi e sventolii di gonne
per un abbozzato flamenco, destinato a contagiare il coro e la stessa
Carmen. Le scene sono eleganti, essenziali, tranne la taverna di Pastia,
tutta rossa con un teatrino da strip-tease e botole al soffitto da dove
spuntano i contrabbandieri appendendosi ai lampadari. Spiritosa l’invenzione
dei pupazzoni, che rappresentano i vari personaggi della corrida e sfilano
davanti all’arena.
Gran successo di pubblico a fine serata.
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