Valery Gergiev è un enigma. Si è affermato in Occidente con le
sue letture innovative del repertorio russo, di cui ha saputo
sostenere validamente anche i titoli significativi del Novecento
storico, diventando in breve uno dei direttori più acclamati ed
attesi dal pubblico. I suoi accostamenti alla produzione
italiana, invece, hanno suscitato perplessità. I suoi recenti
passaggi scaligeri, Turandot e in particolare Macbeth, sono
parsi trasandati, episodici ed occasionali.
Poi però ci
ha stupito con una bella registrazione della Lucia di Lammermoor
e ha creato interesse con l'incisione del Parsifal, due punti di
forza dell'etichetta Marinsky che propone esecuzioni realizzate
con i complessi del celebre teatro di San Pietroburgo.
Con Walküre siamo di fronte ad una prova interlocutoria: lettura
di grande professionalità.
Ma al primo ascolto ci sembra
fredda e distaccata. L'impressione è confermata dagli ascolti
successivi, dall'analisi dei passi notevoli: il Duetto tra
Siegmund e Sieglinde, che chiude il I Atto, l'«annuncio di
morte» del Il, il lungo dialogo tra Wotan e la figlia, l'addio
di Wotan. Proprio la celebre pagina, che conclude la Walküre,
con il suo fiume di melodia, suona inerte.
Non c'è più il
mondo romantico della tradizione, ma neppure la freddezza di
Pierre Boulez che cerca e ritrova in Wagner le origini della
contemporaneità.
È una lettura teatrale? È una lettura
funzionale, che all'occasione scalda i motori, per esempio nella
cavalcata delle Walkirie, intonata dall'orchestra con roboante
turgore. Il risultato è un brano fragoroso, ma non trascinante.
Gerviev sembra pago di suonare la Walküre, lasciando che la
musica faccia tutto da sola. Si avvale di un eccellente cast, ma
i protagonisti (Kaufmann, Stemme, Pape) non stimolati e non
condotti verso una lettura coinvolgente, finiscono per
confermare che sono le tre migliori voci wagneriane dei nostri
giorni, in attesa di incidere una Walküre dove le loro
competenze trovino altra collocazione e approdino ad
un'interpretazione importar, degna di questo nome. Tra l'altro
la vocalità della Walküre si addice ad ognuno di loro.
La
felice scelta gli altri degli altri componenti della compagnia
(dalla Sieglinde della Kampe, all'Hunding di Petrenko,
all'affiatata schiera delle Walkirie, capace di assolvere con
puntualità anche i passi più ardui del III Atto), l'eccellenza
dell'Orchestra del Marinsky, aumentano la delusione per
l'occasione sprecata di dare vita ad una lettura di riferimento.
L'incisione è superlativa, una vera gioia per gli audiofili,
che troveranno in questi dischi materiale prezioso per le loro
apparecchiature fedeltà. Utili le note di copertine: e
accattivante la grafica.
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