Gli esiti migliori vengono raggiunti qui in Otello - « Dio! mi
potevi scagliar» e « Niun mi tema» - dove il timbro scuro della
voce, la scrupolosità del musicista e l'impegno totale
dell'interprete permettono risultati che non fanno rimpiangere
nessuno dei tenori del passato, anche se le parole non hanno
quella vivezza unica che sentiamo nelle incisioni di Francesco
Tamagno (della scena finale dell'opera). Kaufmann ha una dizione
molto corretta, ma la sua tecnica basata su un costante
abbassamento della laringe gli impedisce un'emissione a fior di
labbro. E anche un vero gioco di chiaroscuri, sebbene i
contrasti dinamici vengano evidenziati con autentico
virtuosismo. Di conseguenza i personaggi meno seriosi - il Duca
di Mantova e Riccardo - risultano appesantiti sia
psicologicamente che nella linea vocale. In Aida, Il trovatore,
Luisa Miller, Simon Boccanegra, Don Carlo (il duetto col Rodrigo
di Franco Vassallo), La forza del destino e I masnadieri i
risultati sono decisamente più compiuti e negli ultimi tre
titoli Kaufmann coglie felicemente quelle inflessioni da eroe
maledetto che gli sono particolarmente congeniali. Nel complesso
però non offre una galleria di personaggi particolarmente
differenziati o specifici. E mentre nel precedente recital
verista c'era Pappano sul podio e una scelta di repertorio assai
più ardita, qui la concorrenza è formidabile, anche se nessun
altro tenore tedesco documentato in disco si è avvicinato così
tanto allo spirito di Verdi cantandone le arie in lingua
originale.
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