In concomitanza con le celebrazioni del bicentenario verdiano
Decca pubblica questa edizione del Requiem registrata- dal vivo
alla 27 e 28 agosto 2012 che fu esportata anche a Lucerna e
Salisburgo. Nella discografia del capolavoro sacro di Verdi il
teatro milanese figura con varie incisioni importanti, da quella
realizzata da Sabajno nel lontano 1927 alle grandi testimonianze
di Toscanini (1950), De Sabata (1951 e 1954), Karajan (1964 e
1967), Abbado (1980) e Muti (1987) ed è logico che anche Daniel
Barenboim in qualità di «maestro scaligero» (e ora direttore
musicale) abbia voluto offrire un proprio contributo alla
gloriosa tradizione. Sul piano delle idee questa sua seconda
incisione non diverge radicalmente da quella fissata a Chicago
nel 1993 con la Marc, la Meier, Domingo e Furlanetto. Ritroviamo
dunque una concezione monumentale e altisonante estremizzata nei
piani dinamici e nei tempi, generalmente lenti ma soprattutto
assai mutevoli nell'intento di aderire ai suggerimenti
espressivi del testo. Un Requiem lontano dalla serrata
asciuttezza della tradizione riconducibile a Toscanini e che
sembra richiamare piuttosto certe episodiche divagazioni nel
repertorio verdiano di grandi direttori come Barbirolli,
Celibidache o Temirkanov impegnati per strade diverse a cercare
connessioni fra la Messa e le tortuose vicissitudini estetiche
del tardo romanticismo europeo. La cupa magniloquenza dei
fortissimi del Dies irae e del Tuba minai: non si accompagna
all'auspicabile nitore delle parti interne e l'indistinto
polverone sonoro che ne risulta non dipende esclusivamente dalle
caratteristiche acustiche del teatro, come è noto tutt'altro che
ideali per registrare. Ciò detto l'esecuzione non manca di
intensità e talvolta di fascina soprattutto in certe sospensioni
dolenti e contemplative, ulteriormente accentuate rispetto alla
precedente incisione americana, del Lacrymosa, dell'Agnus Dei e
del Lux aeterna. Su questastrada Barenboim è poi riuscito a.
farsi seguire docilmente dai complessi della Scala come dai
quattro cantanti. La Harteros, Pape ripetono le ottime prove
offerte nell'edizione EMI del 2009 diretta da Pappano tendendo a
un canto morbido e variegato, la prima con una tenuta più
costante e il secondo con la consueta classe nonostante qualche
momento di opacità. Nuovi nella discografia del Requiem sono
invece la Garanca e Kaufmann. Eccellente la prima per finezza di
fraseggio e controllo vocale, a dispetto di un mezzo. non
propriamente ideale per Verdi. Quanto a Kaufmann ritroviamo i
pregi e i limiti di tutte le sue prove nel repertorio italiano,
una vocalità non sempre ortodossa e talvolta decisamente
discutibile ma piegata a una ricerca espressiva sempre
interessante nello sforzo di colorire ogni frase attraverso
sottili sfumature dinamiche e di accento. Nel complesso, senza
poter competere con gli illustri precedenti discografici
realizzati alla Scala, questo nuovo Requiem si pone accanto a
quello diretto da Pappano. Sia pure con minore autenticità
stilistica, fra i migliori registrati negli ultimi anni.
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