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Giornale della musica |
Stefano Jacini |
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Mascagni: Cavalleria rusticana, Leoncavallo: Pagliacci, Salzburg, 28. März 2015
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Tragedia in primo piano |
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Va dato atto a Christian Tielemann e al regista
Philipp Stölzi d'aver trovato una perfetta sintonia nel liberare le due
opere da tutte le incrostazioni di un verismo d'accatto per metterne a nudo
i nerbi. L'orchestra di Dresda è stata capace di delicatezze e colori
inauditi, pur costantemente massiccia e marmorea, senza mai uno di quei
languori forzati che abitualmente condizionano le nostrane esecuzioni di
Cavalleria e Pagliacci. Mentre il palcoscenico del Festival Spielhaus è
stato diviso in sei siparietti, permettendo di accompagnare la
rappresentazione con controscene, riprese televisive in diretta di primi
piani e dando così la possibilità di diversi punti di vista
contemporaneamente. Due gli esempi d'impatto immediato. L'inquadratura del
volto di Jonas Kaufmann (Turiddu) e della bella Annalisa Stroppa (Lola) che
mostrano all'istante cosa significhi quell'attrazione fisica che porterà
alla tragedia. Oppure lo stesso Kaufmann, stavolta nei panni di Canio, che
si prepara allo spettacolo finale truccandosi con la biacca; la ripresa
ravvicinata della telecamera ne mette in risalto la disperazione, la
solitudine, lo strazio (ricorda Chaplin in Luci della ribalta). Mentre nella
stanzetta di lato, Tonio (il bravo e corpacciuto Dimitri Platanias) affina
le sue trame. Questi semplici espedienti tecnici messi in atto dal regista
permettono di arricchire di dettagli altrimenti impossibili per dei
personaggi in palcoscenico e di approfondirne i ritratti. Tutte le scene di
Cavalleria sono bianche, grigie e nere e danno l'idea di un Sud astratto,
disegnato su stereotipi sempre stranianti. E con una riuscita forzatura
della trama: Alfio (un Ambrogio Maestri autorevolissimo di voce e presenza
scenica) non è un carrettiere ma un capo mafia, con un seguito di picciotti
armati, e mamma Lucia (Stefania Toczyska) è la sua contabile, sempre alla
scrivania. Sicché lo sgarro di Turiddu diventa doppiamente grave perché
minaccia anche l'ordine gerarchico del clan.
Pur divisa negli stessi
sei moduli, la scena di Pagliacci è invece coloratissima. Siamo in un
luna-park e sulla destra si accalca il pubblico per assistere alla commedia
dell'arte su un palco messo di traverso e nascosto al pubblico in sala.
Mentre lo spettacolo è visibile nel teatrino centrale in alto. Dettaglio
significativo, all'inizio di Pagliacci entra in scena Turiddu con la camicia
insanguinata, parlotta coi colleghi guitti, poi va a cambiarsi in uno dei
siparietti e si trasforma in Canio. Lo spettacolo nello spettacolo accomuna
entrambe le opere. Quanto ai cantanti, oltre a Kauffmann protagonista
assoluto, appassionato eppur distaccato quel tanto che gli permette di
evitare abbandoni eccessivi, sono entrambe straordinarie per vocalità e
gestualità le due protagoniste femminili, Liudmilla Monastyrska (Santuzza) e
Maria Agresta (Nedda).
Al termine, più di un quarto d'ora di applausi
anche all'orchestra schierata dietro i cantanti e a Thielemann, con tuttavia
il sospetto di un'eccessiva claque in galleria. |
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