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Paolo Bullo |
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Konzert, Ljubljana Festival, 11. August 2021
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Festival di Lubiana: Recital di Jonas Kaufmann |
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Nonostante le consuete difficoltà contingenti il Festival di Lubiana è
arrivato alla 69esima edizione, ospitando come sempre grandi protagonisti
della scena musicale contemporanea in varie sedi cittadine: piazze, sale da
concerto, chiese. Come ho già scritto altre volte, questa manifestazione ha
una forte impronta autenticamente popolare: la capitale slovena si dona alla
musica.
Dopo l’inaugurazione del mese scorso con Valery Gergiev e
l’Orchestra del Mariinsky, pochi giorni fa si è svolto il concerto della
coppia Anna Netrebko/Yusif Eyfazov e, ieri sera, è stata la volta
dell’attesissimo recital di Jonas Kaufmann con l’Orchestra sinfonica slovena
guidata da Jochen Rieder.
Il tenore tedesco è oggi uno degli artisti
più ambiti da qualsiasi teatro, oltre che argomento di discussione per gli
appassionati e richiamo irresistibile per il pubblico che, infatti, anche
ieri si è presentato numerosissimo nonostante il costo dei biglietti non
fosse esattamente popolare.
Il programma è stato peculiare: la prima
parte dedicata alla musica italiana e la seconda interamente a Wagner,
alternando in entrambi i casi Preludi e Ouverture ad arie d’opera, per
quanto sia superficiale definire così i lacerti wagneriani.
Jochen
Rieder ha diretto con piglio sicuro l’eccellente compagine locale che ha ben
figurato nonostante qualche veniale ed episodico sbandamento degli ottoni
nella seconda parte della serata. Ottimi gli archi e i legni e vigorose le
percussioni.
Da wagneriano fradicio avrei saltuariamente preferito
qualche decibel in meno (prima parte del Preludio del Lohengrin), ma
l’acustica della grande sala da concerto del Cankarjev dom è difficile da
gestire, soprattutto con un numero limitatissimo di prove.
Impeccabili, invece, sono risultate le esecuzioni delle pagine musicali
italiane e in particolare è stata godibile la riuscita della celeberrima
“Danza delle ore” da La Gioconda di Ponchielli. Jonas Kaufmann è stato
semplicemente grandioso, senza se e senza ma, nell’arco dell’intera serata.
Di là delle doti vocali, del tenore tedesco colpiscono la gestione della
respirazione, il legato, la musicalità impeccabile e soprattutto l’eloquenza
del fraseggio e la capacità davvero fuori dal comune di dare senso compiuto
ai testi, alla parola scenica, quella che “scolpisce e rende netta ed
evidente la situazione”, per dirla con Giuseppe Verdi.
Inoltre, con
pochi gesti da consumato attore, porta subito dentro il personaggio. In
questo modo i vari Enzo Grimaldo, Alvaro, Canio sino agli eroi wagneriani
risultano vivi e palpitanti, credibili.
I personaggi sono spogliati
da ogni retorica e lasciano intravvedere il lato umano, passionale, quello
che li rende più vicini a noi e perciò più comprensibili.
A dispetto
dell’oneroso programma Kaufmann ha regalato anche ben quattro bis,
attingendo ancora da Wagner e passando per il Lied, la romanza da camera e
l’operetta.
Tutti in piedi alla fine, a decretare il trionfo di un
artista popolare e soprattutto bravissimo.
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