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Ieri, Oggi, Domani, Opera!, 19 FEBBRAIO 2021 |
FRANCESCO LODOLA |
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Verdi: Aida, Paris, Opera Bastille, 18. Februar 2021
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“…NELLE TUE BRACCIA DESIAI MORIRE…”: AIDA DALL’OPÉRA DE
PARIS |
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Aida è opera grandiosa, ma intima si dice spesso andando per luoghi comuni.
Ma effettivamente nella sua sfera di intimismo troviamo quella che è la sua
anima: una storia d’amore condizionata da affetti contrastanti. Spesso vi si
vogliono cercare delle questioni politiche o razziali: sì, è vero, Aida è
figlia del Re etiope, Radames è un condottiero, ma la politica è lo sfondo
non il soggetto principale. Questo preambolo per spiegare che quello che ci
ha demoralizzato della regia di Aida firmata Lotte de Beer per l’Opéra de
Paris e andata in scena in streaming sul canale televisivo ARTE è il totale
tradimento della volontà teatrale di Verdi. La regista decide di intessere
tutta una drammaturgia sul rapporto tra coloni e colonizzatori nella storia
dell’umanità che arriva però ad essere priva di significato e talvolta
involontariamente comica. Una grande marionetta (brutta anche da vedersi)
rappresenta il personaggio di Aida mentre l’interprete canta in disparte. Se
il concetto è che Aida in quanto schiava è assoggettata al volere degli
altri, si tratta di un errore enorme. Aida è la personalità più forte
dell’opera, ha il coraggio di scontrarsi con Amneris, ha il coraggio di
sedurre Radames per convincerlo a fuggire insieme e infine decide
volontariamente (!) di morire con lui, e di una morte lenta e quanto mai
dolorosa. A ciò si aggiunga che non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Il
trionfo è il trionfo (ci si passi il gioco di parole) della banalità e della
confusione. Il gioco di riprodurre fisicamente dei celebri quadri come
Bonaparte valica il Gran San Bernardo di Jacques-Louis David o La Libertà
che guida il popolo di Eugène Delacroix sui bellissimi ballabili verdiani
sembra soltanto un pretesto perché non si sapeva come riempire quei minuti
di musica. E a quel punto era meglio il vuoto.
L’occasione non è
sprecata perché se chiudiamo gli occhi la parte musicale (pur ad un ascolto
in streaming) è di livello altissimo, nonostante gli interpreti siano stati
molto penalizzati dalla regia nella costruzione dei loro personaggi. Michele
Mariotti sul podio dirige una Aida travolgente, fatta di sfumature e di
dettagli strumentali che affiorano in un arazzo di splendore sonoro e di
acume interpretativo. Il Maestro Mariotti sa poi accompagnare, mettendo in
luce il canto e soprattutto la reattività drammatica che scaturisce dal suo
innato senso del teatro.
Nei ruoli del Messaggero e della
Sacerdotessa ben si comportano gli unici italiani del cast, Alessandro
Liberatore e Roberta Mantegna.
Soloman Howard interpreta Il Re con
bel nitore timbrico e adeguata autorevolezza scenica. Autorevolezza che non
manca certo a Dmitry Belosselskiy, sempre Ramfis di grande spessore vocale.
Ludovic Tézier trova in Amonasro un ruolo verdiano che gli è meno
congeniale di altri, tuttavia sa sfoderare come sempre l’eleganza di un
canto aristocratico. Ci saremmo forse aspettati qualcosa di più nell’entrata
dove il gioco dei colori si poteva fare più intenso vista anche l’attenzione
dinamica posta da Mariotti in quel punto. Tuttavia è un voler trovare il
pelo nell’uovo in una prova che oltre a non essere ascoltata dal vivo,
conferma la statura di fuoriclasse di questo artista.
Ksenia
Dudnikova nei panni di Amneris possiede voce importante e di prezioso smalto
ma non sempre all’altezza della complessità del ruolo, particolarmente nella
scena del giudizio risolta in maniera non del tutto vincente.
Il
Radames di Jonas Kaufmann è uno dei migliori in circolazione: la vocalità
brunita ma impavida nel registro acuto, il fraseggio sempre curatissimo e
l’accentazione sempre dentro la parola costruiscono un personaggio
originale, ispirato e di riferimento.
Sondra Radvanovsky è una
meravigliosa Aida, purtroppo privata dalla regia della sua fisicità e
presenza teatrale. Tuttavia il personaggio esce intatto dalle pieghe di una
voce straordinaria, di timbro peculiare ma di grande incisività musicale.
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