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OperaClick, 06 Dec 2020 |
Bruno Tredicine |
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Mascagni: Cavalleria rusticana, Teatro San Carlo, Napoli, 1.12.2020 (im Internet-Stream ab 04.12.2020)
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Napoli - Teatro di San Carlo: Cavalleria rusticana (streaming) |
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La situazione della vita culturale nel mondo è quella che è, ed è diventato
inutile ripetere ogni volta quanto sia triste dovere assistere alle nostre
amate opere sul monitor PC o, quando va bene, dal televisore di casa.
Però stavolta ci tocca ripetere l’ovvio, col rimpianto per non essersi
trovati a condividere con un pubblico in carne e ossa le suggestioni di
un'esecuzione di alto livello. Parliamo del San Carlo, e della Cavalleria
rusticana che ha inaugurato quella stagione 2020-2021 il cui futuro è tutto
un'incognita. Serata goduta solo in streaming e in differita dato che era
stata registrata il 1 dicembre e diffusa tre giorni dopo, con un notevole
battage pubblicitario. A quanto riferisce con orgoglio il teatro,
l'obiettivo-marketing è stato raggiunto: a fronte di un biglietto digitale
dal costo simbolico (1,09 euro) sono stati oltre ventimila gli "interessati"
all'evento diffuso solo su Facebook.
Chissà perchè non c’è stato un
accordo per una diretta Rai5, o volendo restare nel campo-Internet, con
piattaforme dall’uso più pratico e sicuro come YouTube o Vimeo. Si sarebbero
evitati anche stavolta dei problemi tecnici che all’inizio avevano fatto
temere il peggio, scatenando le ironie degli utenti nei commenti on line in
diretta.
Poi la trasmissione è ricominciata con fluidità, e piano
piano le proteste e i commenti salaci hanno lasciato il posto a una serie di
apprezzamenti prima prudenti, poi sempre più convinti fino a toni di vero e
proprio entusiasmo.
Ferme restando le riserve sulla validità
dell'ascolto da PC o apparecchio televisivo, è stata una Cavalleria
rusticana da ricordare con emozione: non sappiamo quanto a lungo abbiano
provato gli artisti, ma l’impressione è stata di un’intesa massima, senza
sbavature in un crescendo di tensione emotiva e musicale.
Su tutti ha
svettato la Santuzza di Elīna Garanča, al suo debutto a Napoli. Conoscendo
il pubblico del San Carlo, avaro dei cosiddetti applausi 'di cortesia' ma
generoso con chi lo merita, il mezzosoprano lettone si sarebbe guadagnata
una grande e meritata ovazione. Voce, tecnica, temperamento, tutto ha
confluito in un canto dalle mille sfaccettature espressive e dinamiche
sonore. Una Santuzza di carattere, ma senza eccessi ritenuti necessari,
chissà perché, per il canto “verista”. Da qui l’accusa ingiusta di essere
stata ‘algida e fredda’. Chi conosce le donne del vecchio Sud sa bene come
sapessero restare impenetrabili nella tragedia, chiuse orgogliosamente in
loro stesse. Questa è stata la Santuzza di Elīna Garanča, che ha centrato
l'anima del personaggio (che peraltro ha già interpretato più volte) con un
fraseggio e un’accentazione studiati con cura, e modulando la voce in modo
da dare forza espressiva a ogni frase. Da qui l’eloquente ritrosia davanti a
Mamma Lucia, donna come lei e quindi in grado di capire con poche parole il
dramma incombente, e la rabbia prima trattenuta e poi esplosa nel confronto
sempre più teso con Turiddu (sotteso da un’orchestra incandescente).
Al suo pari Jonas Kaufmann. Rispetto alla protagonista ha dato a Turiddu
l’impronta di un maggiore impeto, ma questo ci sta col carattere del
personaggio e i suoi comportamenti. E soprattutto ha cantato benissimo a
partire dalla Siciliana intrisa di un certo erotismo, senza poi andare sopra
le righe nemmeno nell’ardore del duetto con Santuzza. Il suo timbro tanto
personale che gli costa sempre qualche alzata di sopracciglia da parte dei
loggionisti da tastiera si è screziato in tanti colori, e nell’addio a Mamma
Lucia è riuscito ad essere composto e commovente allo stesso tempo.
Perfetto Claudio Sgura un Compar Alfio risoluto, veemente d’istinto ma poi
quasi freddo nella sua determinazione, autorevole grazie alla vocalità salda
senza esitazioni di sorta e al timbro scuro e omogeneo.
Maria Agresta
è stata una Lola di lusso, quasi una ‘partecipazione straordinaria’, in
termini cinematografici. Con voce leggera e toni calibrati fra il seduttivo
e il provocatorio, si vorrebbe sentire sempre una Lola così, donna
consapevole e non solo civetta.
Dire che Elena Zilio è stata
stupefacente significa fare un torto all’artista che salvaguarda timbro e
dominio dei propri mezzi, ed è stata una Mamma Lucia ideale.
Juraj
Valcuha e l’Orchestra del San Carlo hanno offerto un’ennesima eccellente
prova d’insieme, forse una delle loro migliori, che ha messo in luce tutti
gli umori della partitura. Un quadro pieno di sfumature, con colori forti
quando era necessario e le tinte pastello di particolari sonori non sempre
messi in luce da altre direzioni. Tempi studiati, non una nota era stata
lasciata al caso o sottintesa, e una tensione inarrestabile, quasi
spasmodica nel crescendo drammatico del confronto Santuzza/Turiddu, che ha
permeato anche le oasi della Processione o l’Intermezzo dove sonorità
taglienti hanno interrotto l’idillio melodico. Una direzione, nel suo
complesso, esemplare, impossibile senza il supporto di un’orchestra
adeguata.
Allineato all’ottimo livello di tutta l’esecuzione il Coro
del San Carlo diretto da Gea Garatti Ansini: ben contrastati i piani sonori,
felici gli impasti timbrici, sonorità ben controllate. Ad esso si deve un
Esultate il Signor non è morto toccante e coinvolgente.
La regia
televisiva ha avuto come idee vincenti brevi inserti filmati nelle gallerie
del teatro, con i protagonisti in sketch eloquenti ad esprimere la
drammaturgia dell’opera. Bellissime le inquadrature del teatro, ma col San
Carlo il gioco è facile, bene seguiti gli artisti e il direttore con riprese
frontali sullo sfondo dei palchi illuminati dai candelabri (come già
segnalammo per il recente concerto beethoveniano) in modo da farci vedere il
suo gesto e le espressioni con cui ha condotto l’orchestra al felice esito
di questa inaugurazione. Speriamo che la prossima, fra un anno con l’Otello
di Giuseppe Verdi sia altrettanto impagabile e soprattutto ci veda tutti in
platea.
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