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Le Salon Musical, 24 marzo 2019 |
Thomas Gobbetti |
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Verdi: La forza del destino, London, ab 21. März 2019
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Londra: la Forza del destino “all-star” infiamma la Royal Opera House |
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Alla Royal Opera House di Londra non è consuetudine respirare
un’atmosfera di così contagioso entusiasmo come quella presente alla recita
domenicale, la seconda, dell’attuale produzione de La Forza del Destino.
D’altronde le aspettative, quando si scrittura un cast stellare
all’apice della propria fama chiamato a realizzare un’opera che contiene,
seppur tra diverse imperfezioni, alcune tra le pagine più intense di tutto
il repertorio verdiano, non potevano essere che essere tante.
La
nuova produzione de La Forza del Destino di Christof Loy, ideata in realtà
nel 2007 per la Dutch National Opera di Amsterdam, verrà dimenticata senza
dubbio molto velocemente.
Il lavoro del regista tedesco, che se non
altro non intralcia la performance musicale degli interpreti, è senza
infamia e senza lode.
Loy tenta la via della psicoanalisi per
giustificare la condotta dei protagonisti e rendere in questo modo
plausibile una trama di per sé assurda. Durante la sinfonia iniziale Leonora
e il fratello Carlo, bambini, assistono alla sfortunata quanto improbabile
morte del loro fratellino.
Da lì in avanti i legami familiari
assumeranno un risvolto tanto protettivo quanto ossessivo al punto che gli
eventi sfortunati che da adulti si abbatteranno su di loro diventeranno
tragedie del destino.
Le scene di Christian Schmidt sono
sostanzialmente monocrome e stilizzate, ma prive di fascino.
Le
proiezioni sul muro di fondo dello sfortunato omicidio del padre di Leonora
sono un espediente utilizzato per conferire un po’ di dinamicità alla
produzione di per sé un po’ anonima. Estremamente dinamico invece li ruolo
del coro che, oltre a una potente esecuzione vocale, ha dato prova anche di
sorprendenti capacità sceniche interpretando le coreografie di Otto Pichler.
Da dimenticare la fastidiosa abitudine di calare il sipario alla fine
delle scene spesso prima che i protagonisti abbiano terminato di cantare,
rovinando l’entusiasmo sul finale delle arie.
Tuttavia, il motivo di
principale interesse di questa Forza del Destino risiede nell’esecuzione
musicale.
Anna Netrebko nei panni di Leonora, Ludovic Tézier in
quelli di Don Carlo di Vargas, suo fratello, e Jonas Kaufmann, che impersona
Don Alvaro, compongono una tripletta difficilmente superabile nel panorama
operistico attuale.
Come sempre Sir Anthony Pappano compie un grande
lavoro sia con i cantanti che con l’orchestra del Covent Garden.
Indimenticabili le pause nelle battute iniziali della sinfonia, quando il
silenzio tra le note dipinge immediatamente una atmosfera ricca di pathos.
Anna Netrebko è solamente al debutto nel ruolo di Leonora, ma appare
tuttavia pienamente a suo agio nella parte, tanto interpretativamente quanto
vocalmente. Il soprano russo dimostra, nel caso in cui ve ne fosse ancora
bisogno, la propria incredibile capacità di unire il potere del registro
inferiore alla delicatezza di quello superiore senza alcuna soluzione di
continuità’.
Dal magnifico “Sono giunta! . . . Madre, pietosa
Vergine” fino alla sinuosa linea di canto sfoggiata nella “Vergine degli
angeli” Anna divora il palcoscenico e non si risparmia. Nel “Pace, pace mio
Dio!” la Netrebko elargisce lunghi e morbidi filati che dimostrano una
freschezza e un controllo vocale che non vengono intaccati né dal passare
degli anni ne’ dal cambio di repertorio. Il teatro non ha mancato di
apprezzare la sua performance tributandole vere e proprie ovazioni al
termine delle sue arie.
Uguale entusiasmo è stato riconosciuto al
neo-papà Jonas Kaufmann, il quale è tornato a Londra dopo Otello, ruolo in
cui non aveva pienamente convinto.
Il tenore bavarese, dotato del suo
consueto timbro brunito, ha questa volta chiarito fin dall’inizio,
attraverso un ingresso ardente e spavaldo, come si sarebbe evoluta la
serata. Jonas non ha esitato a mostrare i muscoli, la voce c’era tutta, sia
in potenza che in facilità all’acuto, senza mai tralasciare l’innata
musicalità che è senza dubbio la sua dote più grande. Quando Kaufmann e
Netrebko si sono trovati insieme sul palcoscenico non hanno mancato di
trasmettere una impressionante carica emotiva, combinando canto e
interpretazione.
Non è stata da meno la prestazione del baritono
francese Ludovic Tézier, senza dubbio uno dei più grandi baritoni verdiani
del nostro tempo. L’aria “Urna fatale del mio destino” e il duetto del terzo
atto con Kaufmann sono stati tra i momenti più intensi dell’intera
rappresentazione.
Minuziosa anche la scelta degli interpreti di lusso
che hanno affiancato un cast “all-star”. Primo fra tutti il Padre Guardiano
di Ferruccio Furlanetto. All’esperto basso italiano bastano le battute
iniziali per riempire il teatro con la sua potente vocalità e conferire
estrema autorevolezza al personaggio da lui interpretato.
Di contro
Alessandro Corbelli, nei panni di Fra Melitone, conquista il pubblico
londinese interpretando efficacemente un personaggio tanto buffo quanto
cinico.
Felice debutto alla Royal Opera House per il mezzo-soprano
italiano Veronica Simeoni la quale, nonostante uno strumento vocale leggero
per la parte di Preziosilla, ha dato vita ad una performance vocalmente
corretta ed estremamente musicale.
Da ricordare il Trabuco perfetto
di Carlo Bosi ed il cameo del veterano Robert Lloyd come Marchese di
Calatrava.
Clamoroso l’abbraccio finale con cui il pubblico ha
accolto tutti gli interpreti di una produzione musicale che a detta di molti
resterà negli annali.
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