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Opera, Gennaio 2014
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Giancarlo Landini |
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Liederabend, Teatro alla Scala, Milano, 21. Oktober 2013
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Recital di Jonas Kaufmann [e Juan Diego Florez] alla Scala |
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21 ottobre 2013, Jonas Kaufmann, accompagnato al piano da Helmut Deutsch; 18
novembre 2013, Juan Diego Florez, accompagnato al pianoforte da Vincenzo
Scalera. In meno di un mese la stagione dei Recital di canto del Teatro alla
Scala ha offerto al suo pubblico due concerti straordinari.
Jonas
Kaufmann si è presentato nella severa veste del liederista con un corposo
programma che comprendeva quattro pagine di Liszt, i Dichterliebe di
Schumann, i Wesendonck-Lieder di Wagner e sei pagine assai note di Strauss.
Il perfetto equilibrio tra suono e parola, servito da una musicalità
raffinata, dove nulla è lasciato al caso, produce esiti di grande fascino,
specie nelle pagine di Schumann e di Wagner, di cui Kaufmann individua le
specificità stilistiche. Alla misura di un canto che calza alla perfezione
al genere del Lied si aggiunge poi ('appeal di una voce singolare nel
timbro, condotta con tecnica sicura lungo tutta la gamma e piegata ad arte
ad una ricca tavolozza di sfumature che Kaufmann utilizza per colorare la
sillaba, per dare ancora più significato alla parola, lavorando di intesa
con il suo accompagnatore. Il risultato raggiunto nel concerto trova
emozionante proseguo nei bis, dove segnalerò la splendida esecuzione di «O
tu che in seno agli angeli», la celebre Aria di Don Alvaro da La forza del
destino.
Nell'anno verdiano Kaufmann ha così ribadito che si candida
ad essere l'interprete di riferimento della produzione del Compositore
Italiano. Lo fa, proseguendo la linea, già tracciata con chiarezza nel
recente recital discografico. Kaufmann ha voce robusta per affrontare
l'impegnativa vocalita della pagina e per dare credibilità al personag- gio,
mentre possiede tutta l'arte del canto per risolvere i passi ardui della
pagina, a cominciate dall'attacco. E un Verdi virilmente sfumato che cerca
la mezza voce e la trova dando alla linea un lirismo intenso, nuovo ed
originale rispetto alla tradizione, cui, però, Kaufmann guarda
esplicitamente. La prima ottava dai suoni baritonali e scuri si salda al
medium e all'acuto con naturalezza senza che vi sia accenno di ingolamento
in un canto partecipato e vibrante che giustamente ottiene, qui come in
tutto il resto del concerto, l'ovazione del pubblico. Poi dopo il rigore dei
Leder e bis tanto impegnativi, la tensione si scioglie in «Tu che m'hai
preso il cuor». Kaufmann lo canto come si conviene, con tutta la cordialità
necessaria per chiudere un concerto trionfale.......
.....Intanto
diremo che l'uno e l'altro, Kaufmann e Florez, dominano la scena, si fanno
volere bene dal pubblico che affascinano con la loro figura. cori il gesto,
con la sicurezza del divo, che stregano con il mistero della voce, l'unica
cosa che conti in un teatro lirico. Il resto è solo contorno e lo sanno
molto bene. E lo sa molto bene anche il pubblico. Letteralmente in delirio.
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