|
|
|
|
|
Il Sole 24 ore, 8 dicembre 2012 |
di Stefano Biolchini |
|
Wagner: Lohengrin, Teatro alla Scala, 7. Dezember 2012
|
Il tenore Jonas Kaufmann conquista tutti e Barenboim non fa rimpiangere Verdi
|
|
Si è concluso in un trionfo, come previsto nonostante il sacrificio
verdiano, questo Lohengrin scaligero. Un quarto d'ora di applausi
scroscianti hanno concluso questa prima di Sant'Ambrogio. L'opera di Wagner
ha convinto proprio tutti per l'interpretazione superlativa per tecnica,
intensità, presenza scenica e capacità attoriali di Lohengrin, Jonas
Kaufmann, e per quella generosissima di Elsa, Annette Dasch. Alla fine del
secondo atto da notarsi è stata proprio la netta ripresa della Dasch,
arrivata in città nella notte per sostituire sia Anja Harteros sia la
sostituta Ann Petersen, entrambe tenute lontano dall'influenza. La sua voce,
che è giusto dire "ha salvato" questa prima, ha recuperato di potenza anche
nei confronti della superba Ortrud, Evelyn Herlitzius, che sarebbe risultata
sovrastante. Davvero brava. Quanto alla direzione, che dire se non che è
stata all'altezza delle aspettative come d'abitudine, coerente, anche se la
scelta di sacrificare Verdi per Wagner ha lasciato qualche amarezza. Ma
alfine, bene così. Il gran finale poi il direttore Barenboim lo ha riservato
all'esecuzione dell'inno di Mameli per il quale il maestro ha riunito
l'intero cast dell'opera in un coro emozionante.
Un unica eccezione
per il regista Claus Guth che oltre ad aver privilegiato una interpretazione
psicanalitica ben lontana dal mito di Lohengrin - quasi assente se non per
qualche eco nel cigno - ha pure messo i cantanti tutti a dura prova,
prediligendo la posizione sdraiata, con Elsa che si accascia in
continuazione, Lohengrin costretto a cantare in posizione fetale (eppure
senza risentirne). Insieme erano davvero belli, una delle coppie più belle
degli ultimi anni, anche per la grande intensità drammatica.
Ortrud
Evelyn Herlitzius, è l'altra trionfatrice della serata, una gatta che
avvinghia e ammalia, luciferina, senza eccessi. Quanto a Tomas Tomasson,
bravo anche lui, credibile anche lui, anche se a tratti è apparso sfocato.
Rene' Pape è interprete convinto e convincente dalla tecnica sicura.
Insomma, nostante i rimpianti per il Verdi mancato, evviva un Lohengrin
così.
|
|
|
|
|
|
|