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Corriere della Serra, 3 aprile 2012 |
Stefano Jacini
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Bizét: Carmen, Salzburger Osterfestspiele, 31. März 2012
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La «Carmen» di Rattle per l'addio dei Berliner al Festival di Salisburgo
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Kozena protagonista nell'opera di Bizet. L'orchestra lascia tra le
polemiche per questioni contrattuali, dalla prossima Pasqua ci sarà quella
di Dresda |
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SALISBURGO - Si dice Carmen e si pensa a una furia dai ricci neri e sottana
rosso fuoco. Stavolta invece Carmen è bionda, capelli lunghi e lisci,
abitino nero stile anni 50. Carmen «bon ton» quella interpretata da
Magdalena Kozena, protagonista dell'opera di Bizet che l'altra sera ha
aperto tra gli applausi il 46mo Festival di Pasqua. Sul podio dei Berliner
sir Simon Rattle, per inciso anche marito della cantante cecoslovacca. Per
lei il direttore baronetto ha lasciato la prima moglie, folgorato dalla
bella Magdalena durante un Idomeneo. Un viso d'angelo, chiome dorate e occhi
azzurri, una voce definita «latte e miele» che evoca dolcezze paradisiache.
Insomma, di aspetto una perfetta Micaela. Invece, sfidando i cliché,
Magdalena si è fatta Carmen.
Forse anche perché don Josè è
l'irresistibile Jonas Kaufmann, già ammirato nella Carmen scaligera di Emma
Dante. E anche qui la regista è donna, l'inglese Alette Collins.
Segno di quanto sia prezioso il punto di vista femminile per un dramma
centrato sul lato oscuro dell'amore. Che si alza e svanisce come le boccate
di fumo delle sigaraie del primo atto.
Collins, che è anche
coreografa, mette sulla passerella costruita tra la buca d'orchestra e la
platea, un gruppo di ballerine, a far da coro all'azione. Sventolii di
scialli e gonne, batter di tacchi, gran profusone di eros-folk a cui non
sfugge neanche Carmen. Nonostante le esplicite avances, il sapiente gioco di
gambe e il flamenco costatole tante lezioni, resta una signora perbene che
gioca a fare la zingara. E così, pur mortificata in un costume da
suffragetta, la Michaela di Genia Kuhmeier la scavalca in consensi e alla
fine strappa più applausi.
Una serata festosa velata però da una
sottile malinconia. Perché questa è l'ultima volta dei Berliner al Festival
di Pasqua. La gloriosa formazione che lo inaugurò con von Karajan nel 1967,
lascia infatti dopo 45 anni a seguito del rifiuto dell'amministrazione di
raddoppiare le repliche dell'opera e di dar spazio alla musica da camera.
Una rottura clamorosa. «Sorpresa e delusa» Eliette von Karajan, mentre i
politici austriaci accusano i Berliner di pensare «più ai soldi che
all'arte». Fatto sta che dalla prossima Pasqua l'orchestra traslocherà al
più dovizioso Festival di Baden-Baden. E a Salisburgo arriverà Christian
Thielemann con la sua Staatskapelle di Dresda.
Negli stessi giorni
assisteremo così alla sfida titanica tra due astri del podio, ciascuno
impegnato affinché il proprio festival risulti più smagliante dell'altro. E
se Rattle annuncia per Baden-Baden un Flauto magico con la regia di Carsen,
Thielemann risponde con un Parsifal dal cast di altissimo livello. Tra i due
contendenti, chi ne godrà sarà forse il pubblico. Per la prima volta nella
sua storia, il festival pasquale di Salisburgo, noto anche per i costi
esorbitanti dei suoi biglietti, ha deciso di abbassare i prezzi. Insomma, un
nuovo inizio. Benedetto dalla vedova Karajan, apertamente schierata con
Thielemann, che a 19 anni esordì come assistente di suo marito. «Dedicherò
tutte le forze che mi restano - promette Eliette - perché questo festival
prosegua ai più alti livelli».
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