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GB Opera, febbraio 23, 2012 |
Lorenzo Bassi
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Liederabend, Berlin, Philharmonie, 17. Februar 2012
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Berliner Philharmonie: “Gern hat er die Lieder gesungen” con Jonas Kaufmann
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In un momento come questo in cui, anche nella musica classica si creano dei
“prodotti” di mercato, Jonas Kaufmann è indubbiamente un cantante che è
entrato a far parte di questo mercato ma, fortunatamente rimanendone in un
certo qual modo indenne. Sfuggendo dalle facili etichette di “nuovo
Pavarotti “, Kaufmann si sta dimostrando un vero artista in grado di
affrontare varie vocalità stili con appropriatezza e dovizia tecnica. Lo ha
ampiamente e generosamente dimostrato a Berlino nella terza delle quattro
“Liederabende” che, dopo Vienna (13 febbraio) si è conclusa a Parigi il 20
febbraio. E’ parso prima di tutto un uomo che ama cantare e lo fa con una
grandissima passione e generosità. Kaufmann ci ha proposto un programma di
prim’ordine con momenti di autentica magia. Si è quindi lanciato
all’esecuzione di ben sette bis davanti a un pubblico entusiasta che lo
sommerso di fiori e, ultima moda anche in certi concerti classici, piccoli
peluche ricordo!
Lo stesso concerto è stato una serata interessante,
con programma di lieder non sempre associati alla voce di tenore, in
particolare i Rückertlieder di Mahler. Accompagnato dal suo collaboratore
“storico”, Helmut Deutsch,Kaufmann si è prima cimentato in sei interessanti
pagine di Liszt, alcune su testi di Heine, già musicati da Schumann.
Vocalmente interessante, buon “antipasto” per il cantante, hanno invece
fornito una splendida opportunità pianistica a Deutsch, che ha mostrato un
virtuosismo perfettamente bilanciato alla voce. In Mahler, i cinque Rückert
lieder, che solitamente vengono eseguite da una voce femminile e con
l’accompagnamento orchestrale. Per quanto molto diversi tra loro, questi
brani hanno visto la voce tenorile Kaufmann affrontare e superare le
difficoltà tecniche dei brani.delle loro richieste tecniche. La sua ampia
tavolozza di colori e la padronanza assoluta della dinamica ha avuto il suo
apice in “Ich bin der Welt abhanden gekommen”, in cui l’uso da parte di
Kaufmann della “messa di voce” era carica di sfumature e di atmosfera
perfettamente calibrata con le esigenze del suono. La vasta platea della
Phliharmonie ne è stata letteralmente rapita. Il magnifico accompagnamento
di Deutsch non ha fatto rimpiangere le sonorità orchestrali.
Kaufmann
non è un ‘cantante di “lieder” nel senso classico, nel senso che la musica
prende vita attraverso una sorta di recitazione del testo. Lui è un cantante
estremamente musicale che utilizza dinamiche meravigliosamente classificati
con una voce nobile, dal medium ricco e sicura e svettante nel registro
acuto. Per qualche verso può ricordare Ramon Vinay, la vocalità di Kaufmann
non prettamente italiana, ma è mediterranea la sua espressività, l’emotività
del suo porgere la voce.
Nella seconda parte del concerto sono state
eseguite liriche di Duparc. È interessante notare che in questo autore
Kaufmann ha dato il meglio di se, fraseggiando con uno splendido e timbrato
timbro brunito. Magica la sua escuzione di Chanson Triste, adatta alle sue
dinamiche espressive. Il cantante passava sapientemente della “voce di
testa” alla “messa-di-voce”, ai pianissimi. Notevolissima la sua capacità di
passare dal “pianississimo” al “forte”. Un aspetto, questo, del quale forse
ha un po’ abusato, ma che non è mai stato un artificio tecnico. Kaufman e
Deutsch hanno dedicato la parte finale del concerto a sei lieder di Richard
Strauss. Primo tra questi, Schlechtes Wetter, che ha affascinato il pubblico
per come Kaufmann ha utilizzato un canto-parlato efficacissimo. Abbiamo
quindi ascoltato dei lieder vocalmenti impegnativi, perchè originariamente
scritti per voce di soprano. Kaufmann, benchè a fine serata, ha affrontato
queste pagine con grande facilità sostenendo le tessisture costantemente
acute. Befreit è stato bello e commovente, come dovrebbe essere, Morgen,
tutto in pianissimo, anche se forse monocromatica, e Cäcilie in un luminoso
slancio verso l’acuto.
Una lunga serata che avrebbe potuto già
soddisfare anche il pubblico più esigente, ma forse chi cantava e così,
Kaufmann non ha mostrato segni di voler smettere. Ha così offerto una serie
di “bis”: Lieder di Strauss, il famoso An die Musik di Schubert e poi
lanciarsi in Lehár, regalando al pubblico alcuni dei più grandi successi di
Operetta, che da tempo non sentivamo cantare così bene. Il suo ultimo brano,
Gern hab ‘ich die Frau’n geküsst lo ha cantato leggendo la musica al
pianoforte, e senza dubbio si è fermato perché non c’era più musica da
eseguire. E ‘stata una serata veramente generosa su più fronti!
Berliner Philharmonie:”Gern hat er die Lieder gesungen” with Jonas
Kaufmann
February 23, 2012 Lorenzo Bassi In this day
of operatic “Products” Jonas Kaufmann is more than the ”next great … ”, and
it can be hoped that thanks in part to him the phrase “the next Pavarotti”
will soon be retired. Like great singers before him he has (with the help of
many great people and good luck) manufactured himself. Unlike the
prepackaged Pavarotti’s and instead like artists of an earlier time he is
showing that great singing comes in many forms and styles. He amply and
generously demonstrated this in Berlin in the third of four Liederabende
which began in Vienna Feb. 13 and ends in Paris Feb. 20. Clearly a man who
loves to sing and sings extraordinarily well Kaufmann delivered a first rate
program with stunning moments and then proceeded to sing seven encores to
the ecstatic public. In addition to the flowers thrown onto the stage he was
also fèted with the newest operatic tribute-little fluffy stuffed toys! The
concert itself was an interesting evening of songs often not associated with
a tenor, most notably Mahler’s Rückertlieder. Partnered, not accompanied, by
his longtime collaborator and teacher Helmut Deutsch, Kaufmann first
explored six interesting Liszt pieces which included Heine texts famously
set by Schumann. Interesting vocally and a good starter for the singer, they
provided a wonderful pianistic opportunity for Deutsch, who displayed a
perfectly balanced virtuosity within the songs. Mahler’s 5 songs based on
the poems of Rückert, are usually sung by an opulent female voice with
orchestra. As vastly different as these songs sound in the tenor voice
Kaufmann managed to bring all of them off despite, or perhaps because of
their technical demands. His wide palette of vocal colorings and absolute
mastery of dynamics had it’s peak in Ich bin der Welt abhanden gekommen,
where Kaufmann’s use of messa-di-voce shadings and atmosphere blended
perfectly with the needs of the sone and had the audience in the 2440 seat
hall spellbound. Deutsch’s wonderful playing made one not care about an
orchestra.
Kaufmann is not a ‘Lieder singer’ in the sense that the
music comes alive through and with the delivery of the text. He is an
enormously musical singer who uses marvelously graded dynamics with a noble
voice, rich in the middle and untiring and consistent on top. Most
reminiscent of Ramon Vinay, the squillo is not Italianate, and although he
has tremendous line and long phrases Italiante legate and portamenti are not
features of his singing. He does employ Italianate emotional gestures
effectively.
Interestingly, the Duparc songs which opened the second
half of the concert brought out the best in his voice, the language bringing
a bright shine onto the dark timbred sound. Of these lovely songs, Chanson
Triste was magical, best suited to his expressive dynamics. His absolutely
seamless use of head voice, messa-di-voce, piani and his ability to go in
either direction from pianississimo to forte sometimes seems a bit overused,
but was never just a technical trick. Kaufman and Deutsch finished the
concert ‘at home‘ with six Strauss pieces, the first of which, Schlechtes
Wetter, charmed the audience with it’s witty delivery of the text. After
that it was the vocally demanding Strauss songs written for soprano, and
after a long evening Kaufmann sailed through them, showing that he could
sing full throated sustained high lines. Befreit was beautiful and moving,
as it should be, Morgen a pianissimo tour-de-force, though perhaps
monochromatic, and Cäcilie a fitting climax with a ringing high note.
A long and demanding evening, certainly satisfactory for most mortals,
but mortality is not what great singing is about, and Mr. Kaufmann showed no
signs of wanting to stop. He sang more Lieder, among them more Strauss,
Schubert’s famous An die Musik, and then launched into Lehár, giving the
public some of Operetta’s greatest hits which they hadn’t heard so well sung
for at least thirty years. He had to read his last piece, Gern hab’ ich die
Frau’n geküsst from the music at the Piano, and undoubtedly stopped only
because he had no other music. It was a generous evening on al fronts.
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