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L'opera, ottobre 2012 |
di Nicola Salmoiraghi
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Strauss: Ariadne auf Naxos, Salzburger Festspiele, 29. Juli 2012
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La grande cavalcata dal Barocco al Novecento - Ariadne auf Naxos
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Salisburgo: al Festival austriaco è cominciata l'«era Pereira»,
tutti titoli nuovi e grandi star: a risultati eccellenti - Die Soldaten,
Giulio Cesare, Tamerlano e, per certi versi, La Bohème - se ne sono
alternati altri deludenti - Carmen, Die Zauberflöte, Das Labyrinth - e
interlocutori -Ariadne auf Naxos
Con l'edizione de 2012, il
Festival di Salisburgo ha inaugurato l'era di Alexander Pereira alla guida
delle più prestigiosa vetrina musicale estiva. Pereira, che ha una
«diabolica» capacità nel catalizzare sponsor - era così anche all'Opernhaus
di Zurigo, sua precedente «casa» - ha allestito un cartellone ricchissimo e
ha promesso, per la sua gestione (per ora sino al 2016) solo nuovi
allestimenti ogni anno, senza alcuna ripresa dalle stagioni precedenti.
Al Festival di quest'anno è stata presentata, alla Haus für Mozart,
Ariadne auf Naxos di Richard Strauss nella sua prima versione del 1912 (ne
ricorreva quindi il centenario). Quindi in pratica Il Borghese gentiluomo di
Molière nella versione tedesca di Konrad Bierling revisionata dal
librettista Hoffmansthal con musiche di scena di Strauss nella prima parte e
l'opera vera e propria nella seconda parte. Una volta detto che l'Arianna
1916 come normalmente la conosciamo è un capolavoro ed è un dovere puramente
musicologico conoscere questa versione, il regista Sven-Erich Bechtolf,
autore di uno spettacolo bruttino e banalotto (scene di Rolf Glittenberg,
che in taluni momenti Pieralleggiava - nel senso di Pier'Alli - e non è un
complimento, costumi ai limiti e oltre del kitsch di Marianne Glittenberg -
la mise leopardata di Jonas Kaufmann era sublime... (!) - coreografie
risibili di Heinz Spoerli) ha fatto in modo che non vedessimo affatto, in
realtà lа prima versione di Ariadne ma un grande - е noiosissimo - pasticcio
in cui Bechtolf ha aggiunto una parte recitata in cui appare lо stesso
Hoffmansthal (Michael Rotschopf) con l'amante Ottonie (Regina Fritsch) che
interagiscono con i personaggi del Borghese е in cui Monsieur Jourdain
(Cornelius Obonya) interviene anche nell'opera della seconda parte,
apostrofando i cantanti. Un'assurdità.
Per fortuna с'era Daniel
Harding alla testa dei Wiener Philharmoniker, che soprattutto nella seconda
parte, quando ha avuto veramente modo di esprimere il suo talento, ha dato
vita ad una lettura della partitura straussiana lucida, analitica, di
grande, luminosa, raffinatezza.
Е meno male che sul palcoscenico
с'erano Emily Magee, Ariadne un ро' vuota nel grave аll'inizio ma in seguito
convincentissima, ed Elena Mosuc, mirabolante, pirotecnica Zerbinetta, oltre
tutto аllе prese con una versione molto più lunga, variata, acuta е
difficile della sua celebre aria, secondo questa prima stesura dello
spartito.
Ма soprattutto meno male che с'era Jonas Kaufmann,
Bacchus memorabile! Il timbro brunito, avvolgente, caldo, il fraseggio
bruciante е coinvolgente, gli acuti folgoranti che si aprono а raggio
invadendo lа sala l'interprete sempre partecipe. Un debutto favoloso in un
ruolo corto, ma quanto, quanto periglioso. Il grande tenore l'ha cantato
come fosse la cosa più facile del mondo. E questo è proprio solo degli
artisti fuori dal comune.
Efficaci Eva Liebau (Najade),
Marie-Claude Chappuis (Dryade), Eleonora Buratto (Echo), Gabriel Bermudez
(Arlecchino) Michael Laurenz (Scaramuccio), Thobias Kehrer (Truffaldino)
Martin Mitterrutzner (Brighella).
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