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GB Opera, maggio 15, 2011 |
Alice Zhang
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Wagner: Die Walküre, Metropolitan Opera
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Metropolitan Opera:”Die Walküre”
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Ultimamente a James Levine basta semplicemente mostrarsi sul podio. Il
pubblico è così eccitato all’idea di vederlo agitare la bacchetta che sembra
non possa sbagliare… o quasi. L’esibizione del 28 sera non è stata
particolarmente impressionante. Il preludio era particolarmente scialbo e
ritmicamente frenato. Sembrava come se l’orchestra eseguisse all’unisono
seguendo il ritmo di un metronomo. Mancava energia, tensione e quella spinta
in avanti che ci si aspetterebbe da una musica che dovrebbe rappresentare un
uomo che fugge freneticamente dai suoi inseguitori in una tempesta. Grazie a
Dio, le cose sono migliorate nel corso della serata.
Nel ruolo di
Brünnhilde, Deborah Voigt ha dominato la tessitura e non ha dovuto lottare
con i suoi soliti problemi di intonazione. Benché abbia fornito un ritratto
molto giovanile ed elegante della valorosa Valchiria, la sua voce ha mancato
di sfumature e ha quasi sempre cantato su un unico livello dinamico. Non
importa che certi Si e Do alti siano sembrati dei guaiti. Sembrava piuttosto
che soffrisse di un brutto caso di singhiozzo e, come evidenziato dalla
partitura, il compositore non intendeva che i salti di ottave terminassero
in staccati smozzicati. Tuttavia, vanno lodate le sue esuberanti e giocose
schermaglie amorose con Wotan (Bryn Terfel). Nel secondo atto, i due
intepreti sono riusciti a rappresentare il loro profondo legame, rendendo il
dolore per il loro addio finale ancora più devastante.
Il Wotan di
Bryn Terfel è stato robusto ma anche ricco di sfumature e la sua è stata una
esecuzione attenta e calibrata. Jonas Kaufmann è stato un Siegmund
convincente e lirico. La sua voce non denotava alcuno sforzo e la sua
“Winterstürme wichen dem Wonnermond” è stata eseguita con un legato
veramente splendido. Piuttosto deludente invece Eva-Maria Westbroek
. Era evidente mentre lottava fra gli ultimi versi dell’inizio del terzo
atto (“O hehrstes Wunder!/Herrlichste Maid!”), che sono fra i passaggi
musicali più belli dell’opera. Ma in sua difesa va detto che la scorsa
estate ha dato tre imperiose esibizioni nel ruolo a San Francisco, così come
va lodata la sua Sieglinde a Bayreuth, perciò le va accordato il beneficio
del dubbio e si può semplicemente dire che, purtroppo, non era in serata.
Straordinario il ritratto di Fricka creato da Stephanie Blythe. Si,
Fricka, la strega che tutti odiano. Ma per la prima volta, Fricka è sembrata
altro rispetto alla solita dea bisbetica vendicativa. La Blythe ha fatto
ricordare che Fricka è una donna addolorata, che è stata profondamente
ferita dai tradimenti. Blythe rivela le vulnerabilità del suo personaggio al
pubblico, suggerendo che, forse, anche lei merita un po’ di solidarietà. C’è
da chiedersi se Fricka non sia stata incompresa per tutto questo tempo. Al
fine di rispettare la Legge, chiede punizione e giustizia, ma spesso viene
scambiata per una donna a cui interessa unicamente la vendetta. Wagner fu
profondamente influenzato da Arthur Schopenhauer che era conosciuto per la
sua visione pessimistica della condizione umana e per la sua filosofia della
“Volontà” (un concetto così importante che Wagner sentì necessario
utilizzare Brünnhilde per personificare la Volontà di Wotan come fosse
un’entità separata dagli dei). Schopenhauer opera anche una chiara
distinzione fra punizione (per prevenire future violazioni della legge) e
vendetta (motivata dalla riconciliazione fra i torti del passato con il puro
intento di causare danno e nessun impatto costruttivo del futuro). Ne In Die
Welt als Wille und Vorstellung, Schopenhauer scrive:…la legge e la sua
realizzazione, ovvero la punizione, sono essenzialmente dirette al futuro,
non al passato. Questo è ciò che distingue la punizione dalla vendetta,
poiché la vendetta è motivata da ciò che è accaduto e, quindi, dal passato
in quanto tale. Tutte le rappresaglie dovute a torti perpetrate infliggendo
dolore senza alcuna ricaduta per il futuro sono vendetta, e non può avere
nessun altro scopo che non sia la consolazione per la sofferenza che uno ha
sopportato a causa della vista della sofferenza causata ad un altro. Una tal
cosa è perversione e crudeltà, e non può essere giustificata eticamente.
[...] l’oggetto della punizione [...]è la dissuasione dal commettere
crimini…[...] Oggetto e scopo per il futuro distinguono la punizione dalla
vendetta, e la punizione ha ragion d’essere solo quando viene inflitta in
rispetto della legge.
Forse Fricka ricerca la vendetta e la maschera
abilmente da punizione. O forse no. Wagner lascia quel tanto che basta di
ambiguità nella sua partitura per farci dubitare. La Blythe ha dato un fine
esempio di come un nuovo significato possa essere veicolato attraverso uno
sviluppo ragionato di un personaggio senza la pompa e gli aspetti
“circensi”. Il vero entusiasmo legato a questa particolare produzione non è
rappresentato dalle pretenziose placche mobili di Lapage, ma in questo caso
dal sottile talento della Blythe e la sua empatia col suo personaggio. È
riuscita a suscitare compassione per una donna troppo spesso incriminata.
La visione del Regietheater tedesco che ha dato alla gente la falsa idea
che, per rendere eccitanti e attuali i “vecchi lavori”, bisogna affidarsi
allo shock o rendere le produzioni il più strane, grottesche o astratte
possibile. Ambientare una produzione in una fogna, mostrare video di vermi
che consumano un coniglio morto, o presentare dei grassi troll che si
lanciano preservativi l’uno con l’altro non è innovazione registica. La vera
bellezza del lavoro di Wagner è nei momenti in cui vengono esposte le
fragilità umane e gli aspetti più interiori dei personaggi. Forse i registi
dovrebbero prestare più attenzione ai dettagli nascosti nella partitura,
piuttosto che ingombrare il lavoro del compositore con elementi volgarmente
grandiosi che non sono né necessari, né essenziali.
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