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Giornale della musica |
Alessandro Di Profio |
Massenet: Werther, Paris, 14. Januar 2010
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Jonas è Werther
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Un'ovazione saluta Kaufmann diretto da Plasson alla Bastille |
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Un altro "Werther" torna a Bastille appena un
anno dopo. E sembrano due mondi. Anzi lo sono. Ad immagine della nuova
direzione del primo teatro lirico francese.
Una nuova produzione che riesce con un colpo solo a sancire il trionfo di
Jonas Kaufmann, la presenza applauditissima di Michel Plasson e ormai la
definitiva adozione di un'estetica registica post-pizzettiana. Torna
insomma il bel canto all’Opéra national de Paris dopo “l’occupazione” della
“regie oper”. Una rivoluzione non da poco (che piace agli uni e scontenta
gli altri).
Jonas Kaufmann “è” Werther. Sembra quasi che il ruolo gli sia stato
predestinato. Ha il fisico per fare apparire più che plausibile
l’invaghimento della casta Charlotte e ha la voce per non farci mai
dimenticare che non è solo un attore: mai forza neanche nei fortissimi e mai
spezza il bel fraseggio. Che bella maestria tecnica e che lezione di
musicalità l’ultima scena cantata quasi tutta in un morente pianissimo,
prima seduto e poi sdraiato a terra! Sophie Koch vanta pure lei la
credibilità del ruolo di Charlotte che rende con passione. Ludovic Tézier è
uno splendido Albert. Ma pure i ruoli del tutto secondari brillano: un vero
incanto la Sophie di Anne-Catherine Gillet.
La tavolozza dei colori di Plasson è il degno corrispettivo strumentale
di quello di Kaufmann. La direzione di Kent Nagano fu magistrale per
rigore. Con Plasson l’orchestra si arricchisce di nuove tinte e di
sensualità. La regia di Benoît Jacquot ha il merito di non ostacolare né la
musica né il dramma che sostiene con scelte piuttosto tradizionali.
Il migliore spettacolo della nuova era Nicholas Joel, può essere pure visto,
il 26 febbraio in diretta, su Arte o su operadeparis.fr |
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