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L'Opera, November 2010 |
di Helmut Christian Mayer |
Wagner: Lohengrin, Bayreuth
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Tutto ciò l'ho solo sognato?
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Bayreuth: Lohengrin con un magnifico Jonas Kaufmann e un allestimento troppo cervellotico e grottesco di Hans Neuenfels |
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I Festival wagneriano di Bayreuth, nella
messinscena di Hans Neuenfels, Lohengrin è diventato un «topical» (gioco di
parole fra «topo» e «musical», n.d.r.). Tutti sono ratti, ratti da
laboratorio di un esperimento scientifico destinato a fallire. Non c'è alcun
amore incondizionato e neanche un potere supremo che influenzi il destino:
questa è l'interpretazione di Hans Neuenfels, I'enfant terrible tra i
registi, di Lohengrin di Richard Wagner, la nuova produzione di quest'anno
del Festival di Bayreuth.
I ratti maschi sono neri, quelli femmine
sono bianchi, tutti possiedono lunghe code che si possono staccare. E tutti
hanno sporgenti occhi rossi che al buio persino s'illuminano. Trotterellano
su enormi zampe da ratto, le quali continuano a tremare. Già abbiamo il
presagio che il coro nuziale di «Treulich geführt... » in questo modo non
otrà che sembrare ridicolo. Ma c'è ancora di meglio, perché costoro sono in
grado di togliersi le loro tute numerate da ratti imprigionati che poi
spariscono verso l'alto, portate da ganci da macelleria. Dopo continuano i
loro scherzetti vestiti di smoking gialli e neri oppure eseguono un balletto
nelle gabbie. Su un video-wall possiamo inoltre assistere ripetutamente ad
animate storie di topi. Si presentano poi guardie o ricercatori del
laboratorio, camuffati in verde che, come guardiani, spingono i ratti da
qualche parte.
Hans Neuenfels adora la provocazione: i ratti come
persone che formano una massa anonima ed uniforme, facile da manipolare? In
qualche modo siamo stufi di doverci ogni volta stillare il cervello per le
idee astruse dei registi. I costumi fanno comprendere l'evoluzione dei non
essere più ratti, ma anche i vestiti nuovi dei ratti non offrono una via di
fuga dalla massa. Elsa e Lohengrin sono già separati prima della fatale
domanda, la scena nella camera nuziale assomiglia ad un'aggressiva Guerra
dei Roses. Lohengrin alla fine non parte, il mondo va in rovina, egli resta
solo con il bebè mostro Gottfried. Questo è quanto! Perciò chiudiamo gli
occhi e passiamo oltre, poiché l'interpretazione musicale sa più che
convincere.
Nel ruolo del titolo, brillante ed at traente,
Jonas Kaufmann riesce ad entusiasmarci con la sua voce tenori le tenorile
dal retrogusto baritonale, scura e dagli acuti sicuri, capace però anche di
pianissimi raffinati, quasi impalpabili.
Per Annette Dasch
(inizialmente tra fitta da molte frecce ed inseguita sempre da tre ratti con
arco e freccia), il ruolo di Elsa arriva un pó presto. II suo timbro
sopranile lirico, bello e fiorente, talvolta raggiunge i suoi limiti i
questo ruolo. Come Ortrud, Evelyn Herlitzius grida in un unico «tagliente
forte», ma recita egregiamente.
Hans-Joachim Ketelsen è un Telramund
dal timbro molto maturo e poco piacevole. Georg Zeppenfeld è costretto ad
interpretare un re Heinrich debole ed esitante, ma riesce a convincerci con
la sua voce di basso profonda e vigorosa. Come magnifico Araldo si distingue
Samuel Youn.
L'Orchestra del Festival di Bayreuth sotto la guida
musicale di Andriss Nelsons, fa scaturire suoni sottili e sensibili,
particolarmente nel preludio e durante il racconto del Graal, oltre a
seducenti sfumature di colori e magnifici momenti climax.
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