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La Stampa, 31-07-2003 |
Giangiorgio Satragni |
Mozart: Die Entführung aus dem Serail, Salzburg 2003
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DISCUTIBILE ESORDIO DEL FESTIVAL AUSTRIACO
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Salisburgo povero ma spreca i soldi Risparmi
assurdi, per poi scialacquare in banalita' come il «Ratto dal serraglio» |
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Non c'e' da stare allegri all'esordio
dell'attuale Festival di Salisburgo, che inizia a fare i conti con qualche
ristrettezza finanziaria, ma dove si resta allibiti per come i fondi, pur
ingenti, vengono utilizzati. Peter Ruzicka, il compositore dall'anno passato
responsabile della rassegna, era partito con intenti lodevolissimi, fra cui
un richiamo ai fondatori della manifestazione, in primis Richard Strauss, e
una rivalutazione dei compositori austriaci ebrei avversati dal nazismo. Sta
di fatto che proprio qui e' iniziata a cadere la scure. Per le tre recite
dell'opera piu' rara e difficile di Strauss, «Elena egizia», si e' scelta la
versione in forma di concerto, mancando l'appuntamento con un titolo qui
storico. Dare una simile e massiccia opera in tal maniera non rappresenta
gia' di per se' l'ideale, poiche' altera gli equilibri sonori: il guaio e'
che l'opera veniva eseguita senza alcun accorgimento acustico sulla scena
dell'infelice Felsenreitschule, per cui un complesso straussiano blasonato
come la Staatskapelle di Dresda ha faticato non poco in uno spazio dove era
arduo mantenere e far percepire i rapporti fra le sezioni, e il direttore
Fabio Luisi ha poggiato su tutta la propria serieta' per garantire
l'assieme, ma sacrificando diverse liberta' di fraseggio. Pero' cantava
Deborah Voigt, l'unica in grado di reggere la parte di Helena, meno ingrata
di quella di Menelao, qui con l'indisposto Albert Bonnema; ancora di classe
Helen Donath nel ruolo della maga Aithra. Sorte ancor piu' peregrina
tocchera' alla riscoperta di quest'anno, «Le baccanti» dell'esiliato Egon
Wellesz, un'esecuzione in forma di concerto e poi via, di nuovo nel
dimenticatoio. Certo, bisogna risparmiare per le nuove riletture del teatro
di Mozart. Quali? Si indica nel norvegese-tedesco Stefan Herheim un giovane
regista di belle speranze e gli si da' il «Ratto dal serraglio». Questi
decide che il serraglio non esiste, che e' una costrizione della mente
occidentale e da questa commedia, che trionfa nella magnanimita' di un
sultano, espunge il sorriso di Mozart, l'amabile ironia per l'Oriente e le
turcherie. Herheim parte da Adamo ed Eva, nudi in scena, veste le sue
protagoniste con abiti da sposa (gia' visto nelle «Nozze di Figaro» di
Marthaler), i due uomini in frac (altra novita'), li provvede di figuranti
dei due sessi, ugualmente vestiti ma con le donne a volte con sola
biancheria intima (gia' visto nel «Don Giovanni» di Kusej). Poi sbatte in
scena un mare di occidentali elettrodomestici, Osmino, il buffo guardiano
del serraglio, diventa un finto prete severo, e il sultano Bassa Selim non
esiste piu', e' la proiezione delle costrizioni di ogni singolo personaggio,
che recita quindi a turno detta parte; infine tutti escono da questa
stanza-serraglio confondendosi con una squadra d'imbianchini. Fra
mediocrita' e noia sino a quando il pubblico sara' disposto a pagare fior di
quattrini per simili rivisitazioni, quando Mozart e' astrazione? Non
brilla l'orchestra del Mozarteum rigidamente diretta da Ivor Bolton, pero'
il cast e' buono (JONAS KAUFMANN, Iride Martinez, Diana Damrau e Dieter
Kerschbaum) ad eccezione del finto basso Peter Rose. Tempi duri si
annunciano per il 2006, 250— della nascita di Mozart, quando il Festival
presentera' tutte le sue opere, forse tutte cosi'. Lo storico braccio destro
di Ruzicka, Josef Hussek, ha pubblicamente detto che la cosa e' tecnicamente
impossibile e se ne andra' anzitempo alla fine del 2004. Si persiste
nell'intento e si cancellano prime assolute per salvare Mozart, anche
perche' lo zio Paperone d'America Alberto Vilar non riesce piu' a finanziare
il Festival. Ma chi salva Mozart dai registi? |
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