Classic Voice
Elvio Giudici
 
Disco del mese
"Non ho alcun dubbio a individuare in Kaufmann un interprete schubertiano di statura storica" *****
 

La tradizione d'affidare a voce tenorile il ciclo vocale più affascinante di Schubert, è certamente meno folta rispetto a quella che chiama in causa il baritono: ma conta diverse interpretazioni-capolavoro, a partire dalla splendida, vellutata morbidezza melidiosa di Peter Anders fino alla melanconia dolce e di squisita, vienesissima cantabilità di Anton Dermota, ai lati di quella sublime vetta del canto schubertiano che è e resta l'edizione Peter Schreier - Slatoslav Richter. A dimostrare però quanto il presente possa reggere il confronto col passato nonostante il gracchiare contrario di tante cornacchie vedove del fonografo a tromba, quest'incisione prende onorevolmente posto tra i punti fermi dell'interpretazione schubertiana.

Il claudicare della cupa marcia su cui avanza Gute Nacht coi suoi carognissimi rallentando. La danza di spettri configurata da Gefrorne Tränen. Il lancinante sogno notturno su cui si distende Der Lindenbaum. La febbricitante nevroticità di Wetterfahne. I rabbiosi, ghiacciati morsi di Die Krähe. L'iridescente incubo di Irrlicht. Lo sprofondare nella desolata terra die nessuno dei tre ultimi Lieder. Canti, tutti, che sono sfide tra le più ardue ma anche gratificanti che interprete non importa quanto grande possa proporre alla propria ambizione. Il timbro brunito, di conversa alla morbidezza avvolgente con cui è emesso e alle sterminata tavolozza che un impiego portentoso della dinamica fornisce alla straordinaria fantasia dell'interprete, sposandosi alla perfezione col magnifico pianismo di Deutsch non ho personalmente alcun dubbio facciano di Kaufmann un interprete schubertiano di statura storica.

 

 






 
 
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