L'Opera, maggio 2013
Giancarlo Landini
 
Die Walküre
 

Valery Gergiev è un enigma. Si è affermato in Occidente con le sue letture innovative del repertorio russo, di cui ha saputo sostenere validamente anche i titoli significativi del Novecento storico, diventando in breve uno dei direttori più acclamati ed attesi dal pubblico. I suoi accostamenti alla produzione italiana, invece, hanno suscitato perplessità. I suoi recenti passaggi scaligeri, Turandot e in particolare Macbeth, sono parsi trasandati, episodici ed occasionali.

Poi però ci ha stupito con una bella registrazione della Lucia di Lammermoor e ha creato interesse con l'incisione del Parsifal, due punti di forza dell'etichetta Marinsky che propone esecuzioni realizzate con i complessi del celebre teatro di San Pietroburgo.

Con Walküre siamo di fronte ad una prova interlocutoria: lettura di grande professionalità.

Ma al primo ascolto ci sembra fredda e distaccata. L'impressione è confermata dagli ascolti successivi, dall'analisi dei passi notevoli: il Duetto tra Siegmund e Sieglinde, che chiude il I Atto, l'«annuncio di morte» del Il, il lungo dialogo tra Wotan e la figlia, l'addio di Wotan. Proprio la celebre pagina, che conclude la Walküre, con il suo fiume di melodia, suona inerte.

Non c'è più il mondo romantico della tradizione, ma neppure la freddezza di Pierre Boulez che cerca e ritrova in Wagner le origini della contemporaneità.

È una lettura teatrale? È una lettura funzionale, che all'occasione scalda i motori, per esempio nella cavalcata delle Walkirie, intonata dall'orchestra con roboante turgore. Il risultato è un brano fragoroso, ma non trascinante. Gerviev sembra pago di suonare la Walküre, lasciando che la musica faccia tutto da sola. Si avvale di un eccellente cast, ma i protagonisti (Kaufmann, Stemme, Pape) non stimolati e non condotti verso una lettura coinvolgente, finiscono per confermare che sono le tre migliori voci wagneriane dei nostri giorni, in attesa di incidere una Walküre dove le loro competenze trovino altra collocazione e approdino ad un'interpretazione importar, degna di questo nome. Tra l'altro la vocalità della Walküre si addice ad ognuno di loro.

La felice scelta gli altri degli altri componenti della compagnia (dalla Sieglinde della Kampe, all'Hunding di Petrenko, all'affiatata schiera delle Walkirie, capace di assolvere con puntualità anche i passi più ardui del III Atto), l'eccellenza dell'Orchestra del Marinsky, aumentano la delusione per l'occasione sprecata di dare vita ad una lettura di riferimento.

L'incisione è superlativa, una vera gioia per gli audiofili, che troveranno in questi dischi materiale prezioso per le loro apparecchiature fedeltà. Utili le note di copertine: e accattivante la grafica.

 

 






 
 
  www.jkaufmann.info back top