La copertina ce lo presenta
incastonato nel paesaggio del Wanderer über dem Nebelmeer di Friedrich a
suggerire l'immagine di eroe
romantico e bel tenebroso che
Jonas Kaufmann vuole assumere in questo recital di pagine da opere tedesche
registrato in studio a Parma nel dicembre del 2008. Un programma più
omogeneo e interessante di quello assai generico che il tenore aveva messo
insieme nel suo primo CD per Decca.
In questo caso poi la cornice è addirittura lussuosa, coinvolgendo niente
meno che Claudio Abbado, di quando in quando invogliato ad accompagnare
antologie di pezzi d'opera. Non avendo mai ascoltato Kaufmann in teatro mi è
difficile esprimere un giudizio sulla reale consistenza della sua voce e
devo limitare queste osservazioni a quanto è stato captato dai microfoni. A
dispetto del timbro piuttosto scuro non direi che si tratti di un autentico
tenore drammatico e tanto meno di un Heldentenor. La voce è bella nei centri
anche se tende a scolorirsi nel canto a mezza voce e a indurirsi nella zona
del passaggio e nel registro acuto, che non sembra particolarmente facile ed
esteso. In puri termini di vocalità la sua prova non è esente da mende come
dimostrano certi suoni faticosi o decisamente brutti del suo Taurino, delle
arie di Fierrabras e di Alfonso e della terribile scena di Florestan. Per
contro non mancano pregi individuabili nell'intenzione di variare le
dinamiche, assicurare nitore alla dizione e colorire espressivamente
l'accento, insomma di creare dei veri personaggi teatrali. In generale
Kaufmann si dimostra più convincente in Wagner, anche se non so come abbia
retto in teatro il suo Lohengrin e tanto meno come reggeranno in futuro il
suo Siegmund o il suo Parsifal, qui il personaggio più centrato. In questi
estratti però la volontà nel canto declamato di assicurare mobilità al
fraseggio e di conferire il giusto peso espressivo alle parole conosce
effetti suggestivi e talvolta davvero poetici. Michael Volle è un dignitoso
Sprecher nella scena dalla Zauberflöte e Margarete Joswig canta il
brevissimo intervento di Kundry. Abbado asseconda il giovane divo con
amorosa discrezione assicurando alla parte orchestrale un nitore impeccabile
e un colore sontuoso, anche se l'orchestra sembra talvolta troppo
sotto-messa alla voce e si nota una generale carenza di slancio e mordente
teatrale.
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