Musica, novembre 2013
Giuseppe Rossi
 
Verdi - Messa da Requiem

In concomitanza con le celebrazioni del bicentenario verdiano Decca pubblica questa edizione del Requiem registrata- dal vivo alla 27 e 28 agosto 2012 che fu esportata anche a Lucerna e Salisburgo. Nella discografia del capolavoro sacro di Verdi il teatro milanese figura con varie incisioni importanti, da quella realizzata da Sabajno nel lontano 1927 alle grandi testimonianze di Toscanini (1950), De Sabata (1951 e 1954), Karajan (1964 e 1967), Abbado (1980) e Muti (1987) ed è logico che anche Daniel Barenboim in qualità di «maestro scaligero» (e ora direttore musicale) abbia voluto offrire un proprio contributo alla gloriosa tradizione. Sul piano delle idee questa sua seconda incisione non diverge radicalmente da quella fissata a Chicago nel 1993 con la Marc, la Meier, Domingo e Furlanetto. Ritroviamo dunque una concezione monumentale e altisonante estremizzata nei piani dinamici e nei tempi, generalmente lenti ma soprattutto assai mutevoli nell'intento di aderire ai suggerimenti espressivi del testo. Un Requiem lontano dalla serrata asciuttezza della tradizione riconducibile a Toscanini e che sembra richiamare piuttosto certe episodiche divagazioni nel repertorio verdiano di grandi direttori come Barbirolli, Celibidache o Temirkanov impegnati per strade diverse a cercare connessioni fra la Messa e le tortuose vicissitudini estetiche del tardo romanticismo europeo. La cupa magniloquenza dei fortissimi del Dies irae e del Tuba minai: non si accompagna all'auspicabile nitore delle parti interne e l'indistinto polverone sonoro che ne risulta non dipende esclusivamente dalle caratteristiche acustiche del teatro, come è noto tutt'altro che ideali per registrare. Ciò detto l'esecuzione non manca di intensità e talvolta di fascina soprattutto in certe sospensioni dolenti e contemplative, ulteriormente accentuate rispetto alla precedente incisione americana, del Lacrymosa, dell'Agnus Dei e del Lux aeterna. Su questastrada Barenboim è poi riuscito a. farsi seguire docilmente dai complessi della Scala come dai quattro cantanti. La Harteros, Pape ripetono le ottime prove offerte nell'edizione EMI del 2009 diretta da Pappano tendendo a un canto morbido e variegato, la prima con una tenuta più costante e il secondo con la consueta classe nonostante qualche momento di opacità. Nuovi nella discografia del Requiem sono invece la Garanca e Kaufmann. Eccellente la prima per finezza di fraseggio e controllo vocale, a dispetto di un mezzo. non propriamente ideale per Verdi. Quanto a Kaufmann ritroviamo i pregi e i limiti di tutte le sue prove nel repertorio italiano, una vocalità non sempre ortodossa e talvolta decisamente discutibile ma piegata a una ricerca espressiva sempre interessante nello sforzo di colorire ogni frase attraverso sottili sfumature dinamiche e di accento. Nel complesso, senza poter competere con gli illustri precedenti discografici realizzati alla Scala, questo nuovo Requiem si pone accanto a quello diretto da Pappano. Sia pure con minore autenticità stilistica, fra i migliori registrati negli ultimi anni.

 






 
 
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