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Il giornale, 08/02/2016 |
Giovanni Gavazzeni |
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Welser-Möst rovina «La fanciulla del West»
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In
attesa della prossima Fanciulla del West alla Scala, si segnala
il ritorno in dvd del fascinoso western di Puccini a Vienna, nel
centenario della prima esecuzione alla Staatsoper. La stupenda
partitura di Puccini, amata da grandi direttori (De Sabata e
Marinuzzi, Mehta e Maazel) e che il formidabile direttore
d'orchestra greco Dimitri Mitropoulos diresse senza cantanti per
dimostrare l'unicità del suo «strumentale», non tollera però la
mediocrità di uno solo dei suoi elementi portanti. Veniamo con
ordine. Il regista (scenografo e light-designer) Marco Arturo
Marelli trasloca l'azione nel West contemporaneo, rispettando la
drammaturgia prevista da Puccini (salvo la mongolfiera
arcobaleno su cui si allontanano gli amanti nel malinconico
happy end). Nina Stemme (salopette di jeans e capelli color
ciliegia a parte) ha gran resistenza per sostenere la non comune
pesantezza della tessitura di Minnie, oggetto del desiderio di
tutti i minatori; e Jonas Kaufmann con il suo carisma
scenico-vocale è un fanciullo del West ideale per far innamorare
la ragazza del campo. Potente vocalmente, ma squarquoio, il
baritono Tomas Konieczny, che nulla ha del sarcasmo cinico e
amaro dello sceriffo biscazziere. La nota dolente viene dal
direttore d'orchestra, Franz Welser-Möst, il quale pure dispone
di un'orchestra d'opera fra le migliori del mondo. Egli smorza,
appiattisce, livella una partitura straordinaria, senza slanci,
senza cambi di passo drammatici, squadrato ritmicamente, atono
nei coloriti. Più che nel West siamo nella terra
(interpretativa) di nessuno.
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