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Amadeus, aprile 2013 |
GIOVANNI GAVAZZENI |
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BIZET Carmen
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Nell'orchestra
di Bizet nasce l'incantesimo di Carmen, l'opera croce e delizia per ogni
direttore di prima grandezza (o che aspiri a un posto nella categoria). Al
fascino del capolavoro di Bizet non si è sottratto Simon Rattle, direttore
musicale di una compagine fuori categoria come i Berliner Philharmoniker. Ma
l'equazione grande orchestra uguale grande Carmen non ha contemplato che il
fattore discriminante viene proprio dall'apporto del direttore d'orchestra.
Rattle, poco aduso alle sortite operistiche, manca proprio del senso
teatrale e della forza drammatica, condizione prima per rendere viva
quest'opera unica. Non basta la prestazione superlativa di Jonas Kaufmann
(Don José) per scuotere una lettura timida, ritmicamente inamidata.
Affrontare Carmen senza prendere il toro per le corna, con la grande "idea"
di "pulirla" non si sa da quale peccato, confina la grande seduttrice a
dimensioni piccolo borghesi, proprie del luogo dove fu varata,
l'Opéra-Comique, il teatro delle famiglie. Al grigiore ritmico degli
accompagnamenti corrispondono sul piano vocale le prestazioni sbiadite sia
della signora Magdalena Kožená in Rattle, una Carmen educata senza eros, che
di Genia Kühmeier, corretta nello stupendo ruolo di Micaëla. Molto solido il
baritono Kostas Smoriginas nell'antipatico ruolo del predace torero
Escamillo. Eccellente Zuniga Christian Van Horn così come il quartetto dei
deliziosi comprimari. All'altezza del compito il coro e le voci bianche
della Staatsoper di Berlino, istruiti rispettivamente da Eberhard Friedrich
e Vincenz Weissenburger.
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