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Amadeus, dicembre 2012 |
Giovanni Gavazzeni |
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Cilea, Adriana Lecouvreur
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Artistico: ***** Tecnico: ***** |
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Questa
magnifica edizione del capolavoro di Francesco Cilea, Adriana Lecouvreur,
dovrebbe essere intitolata Maurizio di Sassonia. Non per demerito
dell'avvenente soprano Angela Gheorghiu (improponibile come recita i versi
della scena del richiamo della Fedra), che con i microfoni della
registrazione guadagna un calibro che in teatro non ha, o dell'eccellente e
ben preparato cast (dove il più giusto è il veterano Alessandro Corbelli,
sensibile e misurato Michonnet), ma perché Jonas Kaufmann è il più
completo Maurizio mai sentito, attore e cantante fuoriclasse, non teme i
passi più scomodi e perigliosi del primo duetto, entusiasma nelle
giustamente celebri arie, ed è perfino credibile nella stupida spacconata
del racconto del terzo atto. Sontuosa la prestazione vocale di Olga
Borodina, una principessa di Bouillon appassionata e impetuosa amante,
sgradevole e vendicativa. "Rivoluzionaria" la regia di David McVicar, perché
rispettosa e aderente al testo assai teatrale di Colautti. Commovente l'idea
finale, in cui davanti alla morte di Adriana riappare la Comédie Francaise
con tutti gli attori nei costumi molieriani. Sugli arpeggi morendo avanzano,
si tolgono il cappello e si inchinano. Elegante, fluida e curata la
direzione di Mark Elder, ancor più encomiabile per il fatto che non si
tratta di un'opera di repertorio corrente in Inghilterra: a Londra mancava
dal 1906! Il Covent Garden dimostra di essere un teatro di primissima
classe, dove si fanno le cose a dovere e senza schizzinoserie di sorta:
meditiamo.
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