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Il Mattino, 12-09-2016 |
di Pietro Treccagnoli |
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Il tenore tra i vicoli di Napoli e a Pompei: «Incantato» |
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Si sarà sentito un po’ Enrico Caruso, dall’alto della sua camera a guardare
il golfo, laddove, di giorno e di notte, il mare luccica, si sarà sentito
come il suo grande predecessore napoletano sul Lungomare di Napoli, tanto
che il tenore tedesco Jonas Kaufmann, ieri mattina, nella vigilia
dell’evento al San Carlo, organizzato dal «Mattino», ha voluto concedersi,
subito dopo la colazione, una privatissima e rigenerante passeggiata,
confidando nella discrezione dei napoletani che, grazie anche alla sua mise
molto casual (polo celeste, pantalone grigio e mocassini rossi), non hanno
capito di avere a fianco una delle star mondiali del Belcanto.
Uno
sguardo a Capri, dolcemente velata dal bafuogno settembrino, e un altro a
Posillipo, poi, quando s’è fatta ora e si è sentito ritemprato da tanta
bellezza, s’è diretto in centro, ai Decumani, dove, al Conservatorio San
Pietro a Majella, lo aspettava il maestro Roberto De Simone. C’è arrivato
con la compagna Christiane e parte dello staff. Qui per un’ora abbondante
s’è deliziato del patrimonio musicale di uno dei templi mondiali delle sette
note, con la direttrice Elsa Evangelista a fargli da cicerone e De Simone,
poi, nella Sala Paisiello ha farlo montare sulla giostra della grande
cultura che quelle stanze racchiudono da secoli. Kaufmann non ha nascosto la
meraviglia, a tratti addirittura fanciullesca. Era nel suo mondo, ma
scopriva misteri e piaceri dell’immensa madre mediterranea che nel cuore
dell’Europa arrivano con echi che non ne restituiscono in pieno la
grandezza.
Quando ormai occhi, orecchie e cuore erano pieni si
storia, storie, note, pentagrammi, tele, busti, volumi rilegati, ha deciso
di concedersi qualche ora di benessere partenopeo, completamente diverso
dall’azzurro abbagliante del mare: un giro nel ventre di Napoli, Decumani e
dintorni, come un turista qualsiasi, anonimo tra gli anonimi, piaceri che
non gli sono sempre concessi e quindi via tra vicoli e palazzi, tra bar e
bancarelle, tra Cristi velati e chiese dove lungo i secoli sono risuonate le
voci e le melodie di canti laici e religiosi, di requiem, stabat mater,
opere buffe e cantate di pastori. Per l’impegno canoro sancarliano ieri era
un giorno libero. Stamattina, dalle 11 alle 13, c’è la prova generale
aperta. Quindi, Kaufmann aveva molte ore per non perdersi nulla di Napoli e
dintorni. E come poteva mancare un’escursione a Pompei? La sua visita era
prevista per le 17,30, ma è stata anticipata di una mezz’ora perché il tempo
sembrava puntare al brutto. Come per fortuna non è stato.
Così per
due ore piene piene, fino a quando le prime ombre della sera non hanno
cominciato ad allungarsi dalle antiche mura sui basoli levigati dai passi
milioni di turisti, il tenore, guidato dal sovrintendente Massimo Osanna, ha
ammirato innanzitutto la Palestra grande dove sono state allestite due
mostre: una dedicata agli affreschi di Moregine e l’altra ai rapporti tra la
città distrutta dal Vesuvio e l’Egitto. Più che commentare, Kaufmann ha
ascoltato. Dalla Palestra, l’escursione è proseguita in alcune delle domus
più famose. Blindatissimo, ha insistito per andare a dare un’occhiata ai
teatri. Per sentirsi come a casa sua, anche se a duemila anni di distanza. A
stupirlo è stata soprattutto l’immensità del sito archeologico. «Non pensavo
che fosse così vasto» ha commentato. Vasto come una sinfonia di pietre.
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